Cuore ed incidenti
Normalmente, infatti, il cuore non viene sottoposto a gravi sforzi nel corso di una tranquilla immersione tuttavia fattori come lo stress, la fatica, il freddo possono determinare un’aumentata richiesta di lavoro cardiaco mentre si è sott’acqua; in questi casi, se il cuore è in buone condizioni, non si evidenziano particolari problemi, ma di contro, se vi è presente una qualche patologia latente, in particolari condizioni di stress il muscolo cardiaco può non essere in grado di sopportare lo sforzo richiesto in quel momento.
Com’è noto, vi sono numerosi fattori di rischio in gradi di aumentare la possibilità di una disfunzione cardiaca quali il fumo, l’obesità, l’ipertensione arteriosa, la familiarità per malattie cardiache, l’alto tasso di colesterolo nel sangue, il diabete, mentre il mantenere un adeguato allenamento riduce considerevolmente questo rischio.
Se si sono oltrepassati i 40 anni e soprattutto se sono presenti uno o più dei precedenti fattori prima di accingerci all’attività subacquea è decisamente opportuno un adeguato controllo della propria funzionalità cardiaca.
Questa viene correttamente valutata mediante l’esecuzione di un elettrocardiogramma a riposo e quindi sotto sforzo, prova che viene quindi caldamente consigliata effettuare almeno annualmente per riconfermare la propria idoneità all’immersione.
Il test da sforzo, infatti, è perfettamente idoneo a simulare eventuali condizioni di lavoro che si possono incontrare durante un’immersione e serve quindi a testare la risposta del cuore a questo stimolo.
Termoregolazione
Un’altra modificazione che avviene nell’organismo che invecchia è la ridotta capacità di reagire al caldo ed al freddo.
Stress termici possono intervenire a complicare situazioni già esistenti in quanto l’organismo non è più efficacemente in grado di disperdere il calore in eccesso tramite un’adeguata vasodilatazione e sudorazione (anche se è stato dimostrato che questa capacità risulta praticamente invariata in persone che si mantengono in esercizio), così come d’altra parte si è maggiormente esposti all’ipotermia in condizioni ambientali di freddo.
Di queste modificazioni va tenuto conto in modo da poterci meglio difendere e per prevenire condizioni estreme che comporterebbero nel migliore dei casi un certo disagio, ma che potrebbero anche contribuire, soprattutto il freddo, ad aumentare il rischio di mdd o di patologia cardiaca.
In pratica…
Questi sono solo alcune delle modificazioni che i non più giovani subacquei devono tenere presente se si vogliono immergere con una certa sicurezza.
La questione principale è iniziare con l’accettare che l’organismo viene sottoposto nel corso del tempo ad alcuni cambiamenti inevitabili con i quali è necessario imparare a convivere senza piangersi inutilmente addosso.
Mantenersi attivi ed in esercizio è sicuramente uno dei modi per rallentare il processo di invecchiamento e ridurre il rischio cardiovascolare ed anche se si è stati per lungo tempo piuttosto sedentari c’è ancora la possibilità di riprendersi e migliorare, evitando di esagerare all’inizio del programma ma mantenendosi poi costanti nel fare esercizio.
Se si è in buone condizioni di salute non ci sono controindicazioni all’attività subacquea neanche dopo gli 80 anni, tuttavia è bene sottoporsi ad una visita specifica una volta all’anno, con particolare riguardo per la funzionalità cardiaca sotto sforzo.
Ed infine, se stiamo diventando più “vecchi” cerchiamo di diventare anche un po’ più saggi, rivedendo i nostri limiti, programmando le immersioni in senso un po’ più conservativo, rinunciando ad immergerci se le condizioni locali sono eccessive per il livello attuale di allenamento o se in qualche modo il nostro organismo ci comunica che sì, va tutto bene, ma…
Immergersi non è più una competizione, ormai neanche con noi stessi, ma solo un modo per fare un po’ di movimento, una chance per rilassarsi ed ammirare un mondo sempre affascinante che ci permette ancora di sentirci giovani e pieni di emozioni.
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