Bombole Per Tutti i Gusti… (ultima parte)

Il Gruppo Ara: problemi in immersione

26Sott’acqua oltre all’evenienza dell’esaurimento dell’aria dovuta all’errore di non aver man mano verificato il proprio consumo attraverso il controllo del manometro, si possono presentare alcuni inconvenienti collegati all’impiego della bombola.

Nessuno di questi, tuttavia, si tramuterà in una situazione di reale pericolo purché si mantenga la calma, si siano utilizzate le attrezzature standard consigliate da tutte le didattiche e si applichi correttamente il sistema di coppia .

Il fenomeno più frequente, anche se abbastanza raro, è quello dello sgancio della bombola” dallo schienalino del GAV; questo accade quando il fascione non è stato ben stretto e non si è provveduto ad un controllo prima dell’ingresso in acqua così che pian piano, nel corso dell’immersione, la bombola scivola via dal suo supporto e ci penzola alle spalle, trattenuta al sub soltanto tramite le fruste.

Sebbene sicuramente scomoda, questa tuttavia non è certamente una situazione di grave emergenza, poiché non è poi un’operazione così difficile, con l’aiuto del compagno, risistemare il tutto e continuare tranquillamente l’immersione.

Anche un eventuale impigliamento della rubinetteria in lenze, cime o reti sommerse non è una circostanza frequente ed anch’essa può essere facilmente risolta purché si mantenga la calma; tutte le didattiche, infatti, durante il corso iniziale, prevedono la simulazione in acqua delle operazioni di vestizione/svestizione del gruppo ARA, per cui se questa evenienza dovesse poi presentarsi, anche i neofiti, magari con l’aiuto del compagno o della guida, sapranno trarsi d’impaccio.

27 Ancor più rara, poi, è l’eventualità dello scoppio dell’O-ring di tenuta tra l’ugello della rubinetteria ed il I° stadio dell’erogatore.

Sebbene questa sia una situazione che si presenta abbastanza di frequente fuori dall’acqua (tanto che durante gli spostamenti in barca è buona norma tenere la bombola chiusa ma con il gruppo in pressione proprio per evitare di perdere gran parte dell’aria in essa contenuta), in immersione invece ci è capitato di assistervi una volta soltanto, su ben oltre tremila immersioni effettuate (e se consideriamo che mediamente in acqua vi sono gruppi di otto subacquei, una su circa 24.000 casi non può certo essere definita una situazione frequente).

In questo caso, però, sarà necessario interrompere l’immersione e riguadagnare nel più breve tempo possibile (compatibilmente con le procedure di sicurezza) la superficie poiché, se pur dotati di doppia rubinetteria e di due erogatori indipendenti, si sarà comunque persa gran parte dell’aria disponibile ed inoltre non è mai consigliabile continuare l’immersione con un solo erogatore a disposizione.

Altra singolare evenienza è il blocco del I° stadio dovuto all’accumulo di ossido di alluminio sul filtro sinterizzato.

Perché ciò avvenga, infatti, sono necessarie una serie di circostanze concomitanti:

  • l’impiego di una bottiglia in alluminio scarsamente manutenzionata e pertanto “piena” di ossido,
  • la mancanza del tubicino di “pescaggio” nella rubinetteria,
  • l’utilizzo di rubinetteria monoattacco e quindi di un “octopus”,
  • il filtro sinterizzato dell’erogatore di tipo piatto e non conico.

28Poiché, se pur ciò dovesse accadere, il blocco non è mai improvviso ma graduale, anche in questo caso sarà facile raggiungere lentamente la superficie magari con l’aiuto e l’impiego della fonte d’aria alternativa del compagno d’immersione.

Stessa sensazione di blocco dell’erogatore, ma con eziologia completamente diversa si presenta allorquando, a causa di scarsa manutenzione della rubinetteria, questa non sia stata completamente aperta prima di intraprendere l’immersione.

Può capitare, infatti, che  a seguito di lungo impiego, la manopola di apertura della rubinetteria divenga progressivamente sempre più “dura”, dando infine l’impressione di essere giunti a fine corsa mentre invece è stata aperta solo in parte.

Sott’acqua, finché nella bombola vi è pressione sufficiente, si respirerà normalmente, ma una volta che la pressione sia calata tanto da non poter più garantire una respirazione corretta, si avrà la sensazione di star terminando l’aria.

29E’ molto facile in questo caso verificare se vi sia qualche malfunzionamento dell’attrezzatura o se viceversa si tratti proprio della rubinetteria non completamente aperta poiché se è questa la causa, il manometro fornirà la giusta quantità d’aria residua ma la sua lancetta, al momento dell’inspirazione, scenderà  fin quasi a zero, per poi risalire lentamente fino alla corretta misurazione nel corso della pausa respiratoria.

Per ovviare a ciò basterà quindi aprire del tutto la rubinetteria ed il problema si risolverà immediatamente, ma se ciò fosse reso impossibile dalla durezza della manopola anche in questo caso sarà necessario interrompere l’immersione.

Infine l’ultimo problema può riguardare la presenza, nella bombola, di aria contaminata.

download17Questa circostanza, ben più frequente in passato, è oggi divenuta più facile da evitare sia grazie alla maggior professionalità delle persone addette alla ricarica, sia all’impiego di compressori più affidabili perché dotati di sistemi di filtraggio migliori.

Se l’aria è contaminata da residui di condensa del compressore è facile accorgersene poiché l’aria assume un odore ed un sapore “oleoso”; in tal caso bisogna interrompere l’immersione ma non si correrà un reale pericolo poiché l’unica conseguenza molto spesso si riduce ad una sensazione di nausea e di mal di testa.

Per evitare che in futuro si ripresenti questa circostanza sarà sufficiente che la stazione di ricarica provveda ad  effettuare un po’ più spesso la manutenzione ed il ricambio dei filtri del compressore.

Se invece il contaminante è il monossido di carbonio la situazione si fa ben più grave.

Come è noto, infatti, il CO, gas inodore ed insapore, è responsabile (dato il suo stretto legame con l’emoglobina, circa 200 volte maggiore di quello dell’ossigeno) di un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti, fino ad una situazione di vera e propria ipossia che si manifesta con labbra ed unghie dal caratteristico color rosso ciliegia, cefalea, visione confusa, confusione mentale e svenimento durante la risalita, dove c’è insufficiente pressione per diffondere idonee quantità di ossigeno ai tessuti.

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Perché si verifichi questa evenienza è necessario però che la presa di carico del compressore sia situata vicino allo scarico di motori a combustione interna (ciò può quindi avvenire se il compressore è posto in un garage angusto o se la presa d’aria è collocata in basso nei pressi di una via molto trafficata, situazioni queste molto meno frequenti di un tempo).

In caso di sospetta intossicazione da CO, comunque, è necessario non solo uscire quanto prima dall’acqua, ma provvedere immediatamente alla somministrazione di ossigeno puro al 100% ed al ricovero ospedaliero per ulteriori accertamenti e cure.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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