Bombole Per Tutti i Gusti… (quarta parte)

LE RUBINETTERIE

18La rubinetteria di una bombola subacquea è un semplice meccanismo apri-chiudi, detto “valvola K”, ad alberini o a sfere rotanti, che consente di collegare la bombola all’erogatore o al compressore per la ricarica. Generalmente fabbricate in ottone cromato, all’estremità che si avvita sul collo della bottiglia è situato un tubicino (di metallo o plastica) in grado di “pescare” l’aria senza che umidità, contaminanti o eventuali corpi estranei come ruggine o ossido possano, attraverso il rubinetto, passare nell’erogatore e/o bloccare il flusso d’aria, anche a bombola rovesciata.

All’interno della rubinetteria è inoltre presente un meccanismo di sicurezza detto “disco antiscoppio” che consiste in un disco di rame opportunamente tarato; se la pressione all’interno della bombola sale oltre il 140% rispetto a quella di esercizio, il disco si rompe, permettendo all’aria di fuoriuscire attraverso la presa di scarico.  Nelle rubinetterie più recenti, lo scarico dell’aria, in questi casi, è bidirezionale, così che la bombola non vada in rotazione a causa dell’elevata pressione che esce.

19Vi sono vari tipi di rubinetterie, per mono o bi bombola, ad un solo attacco o con due, fisse o rotanti, con o senza il meccanismo per la riserva.

Quest’ultimo tipo, detto “valvola J”, utilizzato fino a qualche decennio fa, è un meccanismo che, tramite un sistema tarato, occlude progressivamente il passaggio dell’aria dalla bombola all’erogatore quando la pressione interna scende oltre un certo limite (generalmente la taratura va da 30 a 50 atm). Ciò metteva sull’avviso il subacqueo, in assenza del ben più comodo manometro, della sua “entrata in riserva”. Per ricevere ulteriore aria, bastava tirare l’apposita astina di ferro per aprire la riserva e permettere l’erogazione dell’aria residua.

L’avvento dei manometri ha reso obsoleto questo sistema non scevro da inconvenienti anche pericolosi, in quanto poteva accadere di ricaricare la bombola con la riserva chiusa o di entrare in acqua con la riserva già aperta, entrambi casi in cui il subacqueo si poteva ritrovare con l’aria esaurita senza alcun preavviso.

Nel caso dei monobombola, la rubinetteria presenta un unico attacco filettato, a tronco conico, che va avvitato sul collo della bottiglia ed uno o due ugelli per il collegamento di un “octopus” o di due primi stadi.

La possibilità di avere due attacchi indipendenti per due erogatori è un sistema di sicurezza in più che permette, all’occorrenza, di escludere l’erogatore principale e poter tranquillamente utilizzare quello secondario.

20Vi sono invece due sistemi per raccordare le bottiglie di un bibo: o con due attacchi tronco conici da avvitare sulle bottiglie, collegati con un unico rubinetto al centro (sistema che non può poi essere ovviamente utilizzato per un mono, ma ha il vantaggio di fornire una maggior stabilità al bibo), oppure con  una staffa di raccordo che collega due semplici rubinetti mono; in questo caso, all’occorrenza, si può sconnettere il gruppo ed utilizzare singolarmente le due bombole.

Il tipo di attacco all’erogatore più diffuso in Italia è il sistema INT, che si avvale di una staffa, ma sempre più spesso, soprattutto all’estero, capita di trovare il sistema DIN, filettato 5/8, che si avvita direttamente all’ugello.

21 Per entrambi esistono raccordi in grado di trasformare rapidamente, all’occorrenza, un sistema nell’altro.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un notevole miglioramento tecnologico delle rubinetterie ed oggi possiamo scegliere tra manopole ergonomiche, più facili da utilizzare anche con i guanti, bocchette d’attacco agli erogatori disassate, così da poter montare più agevolmente i primi stadi, o addirittura girevoli in modo da poter essere orientate in qualsiasi direzione.

Mono o Bi-attacco?

25Fino a qualche anno fa era “regola” che la bombola avesse la rubinetteria bi-attacco in modo da supportare due distinti primi stadi, per maggior sicurezza.

Oggigiorno la tecnologia degli erogatori è ormai così avanzata e le regolamentazioni CE così severe che in pratica ogni erogatore è a prova di rottura (sistema Fail- Safe).

Ciò ha reso ormai superfluo, per normali immersioni a carattere ricreativo, possedere due primi stadi, tant’è che un numero sempre crescente di subacquei impiega il ben più pratico sistema “octopus” (minor costo d’acquisto, maggior facilità di montaggio, minor peso ed ingombro nel trasporto) e quindi anche nei diving, soprattutto all’estero, è sempre più facile trovare rubinetterie di tipo monoattacco, economicamente più convenienti e che necessitano di minor manutenzione .

In questi casi, coloro che non vogliono rinunciare al primo stadio supplementare, possono dotarsi di uno “sdoppiatore”, facilmente reperibile nei negozi specializzati.

Tuttavia, come ad esempio accade per le immersioni definite “tecniche”, è spesso indispensabile poter usufruire di rubinetteria bi-attacco sia per supportare le necessarie attrezzature, sia per poter meglio affrontare un’eventuale situazione di emergenza.

22MANUTENZIONE

La rubinetteria, essendo sottoposta a continue operazioni di apri/chiudi e risentendo anch’essa delle incrostazioni di sale, necessita periodicamente di ingrassaggio per evitare che il meccanismo si blocchi.

E’ inoltre importante lubrificare e controllare la rubinetteria rimuovendola dalla sua connessione con la bombola una volta l’anno poiché metalli diversi (ottone della rubinetteria e acciaio o alluminio della bottiglia), in ambiente umido, sono soggetti all’azione galvanica che causa deterioramento di uno dei due metalli.

La corrosione galvanica è il processo, denominato anche elettrolisi, che causa la parziale dissoluzione del “meno nobile” dei due metalli che vengono a contatto attraverso una soluzione elettrolitica (acqua marina).

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Nel nostro caso i metalli in contatto sono quello della bombola (acciaio o alluminio) e quello della rubinetteria (generalmente ottone cromato). Questo fenomeno porta alla possibilità che vi sia nel tempo un deterioramento del metallo della bombola con formazione di piccole cavità o scomparsa di parte dei filetti della bombola stessa.

Il fenomeno può essere riscontrato più facilmente nelle bombole in alluminio che in quelle in acciaio.

Prima di riassemblare è necessario sostituire l’O-ring di tenuta tra le due parti.

Particolare attenzione, nelle operazioni di trasporto, va posta proprio alla rubinetteria che essendo costituita in ottone, materiale decisamente più “morbido” dell’acciaio, in caso di urti può deformarsi, rendendo poi difficoltoso l’aggancio con la staffa dell’erogatore.

E’ superfluo aggiungere che l’O-ring di attacco al I° stadio dell’erogatore va sostituito frequentemente senza aspettare che esso sia logoro e va controllato attentamente prima di ogni immersione.

ATTENZIONE ALLA FILETTATURA

In passato si sono verificati alcuni gravi incidenti a causa del montaggio di una rubinetteria nuova su di una bombola vecchia.

Questo problema è stato causato dalla diversa filettatura tra la bombola e la rubinetteria, ma andiamo con ordine…

La filettatura che si affermò e si diffuse maggiormente sul mercato italiano fino alla fine degli anni Ottanta fu quella denominata “3/4 di pollice Gas cilindrica” (anche se sul mercato si trovavano parecchie rubinetterie con filettature diverse) poi progressivamente sostituito dall’attuale M25x2.

La vecchia rubinetteria 3/4Gas cilindrica e la nuova M25x2 sono sì diverse, ma non tanto da evitare pasticci e incidenti. La prima ha infatti un diametro della filettatura leggermente superiore, cioè di 26.4 mm, la seconda di 25 mm, mentre il passo è nel primo caso di 1.81 mm e di 2 mm nel secondo. In pratica, mentre non è possibile montare una vecchia rubinetteria su una nuova bombola, è possibile fare il contrario, sia pure con giochi della rubinetteria che dovrebbero mettere in allarme e con un certo sforzo nella fase finale dell’avvitamento.

Staffe e bracci flessibili per foto e videocamere. http://www.flex-arm.com/

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In pratica, la rubinetteria sembra ben fissata e può anche resistere a qualche ricarica, ma la tenuta meccanica è compromessa e la rubinetteria rischia di essere sparata via in qualunque momento.
Non sempre chi va sott’acqua si rende conto dell’enorme pressione esistente all’interno delle bombole: 200 atmosfere corrispondono alla pressione esistente alla quota abissale di 2000 metri e rappresentano circa cento volte la pressione di gonfiaggio di un pneumatico d’automobile.

Si può quindi solo immaginare con che spaventosa forza venga proiettata una rubinetteria “sbagliata” e che razza di danni possa provocare.

Ma perché mai un subacqueo dovrebbe cambiare rubinetteria?

Le circostanze sono fondamentalmente due, la manutenzione del parco bombole di un circolo subacqueo o di un diving, nei quali non sempre chi si occupa del rimontaggio è un tecnico, e la recente abitudine di adattare personalmente le attrezzature per la subacquea tecnica.

Occorrono dei bi-bombola, attrezzi ormai usciti dal mercato della subacquea ricreativa, ma ancora presenti nei depositi di negozi, club, diving, nelle cantine o nei box, bombole talvolta in ottimo stato, che dopo la revisione possono ancora funzionare egregiamente per vari anni. Quasi sempre la rubinetteria viene sostituita con una nuova, munita di rubinetto separatore centrale, come richiesto dalle didattiche tek. Ma quanti subacquei sono realmente informati del cambio di filettature e dell’incompatibilità di quelle nuove con le vecchie bombole?

Da anni si sentiva la necessità di uniformare il filetto delle bombole subacquee ad un unico passo al fine di evitare errori nell’assemblaggio dei rubinetti. Questo è finalmente accaduto, grazie ad una precisa normativa comunitaria (UNI EN 144-1:2000) che non ha però risolto il vecchio problema in quanto questa norma prevede la totale scomparsa delle bombole con il vecchio filetto ¾ GAS in un periodo definito di transizione che non può andare oltre il 2010.

Va da sé, quindi, che al momento (2013) qualche vecchia bombola sia ancora in giro ed il pericolo non è ancora del tutto scomparso.

L’unico modo per ovviare a questo inconveniente, per gli amanti del “fai da te” è quello di numerare bottiglie e rubinetti in modo che, nella fase di rimontaggio non si possano scambiare tra loro.

RIPARAZIONI

24Non è particolarmente complicato riparare una rubinetteria purché si abbiano i relativi ricambi (ogni tipo di rubinetteria possiede un suo particolare kit non compatibile con le altre) e si abbia l’accortezza di svuotare completamente la bombola prima di procedere allo smontaggio.

I pezzi che più frequentemente si logorano, oltre agli O-ring di tenuta, che vanno comunque sempre sostituiti quando si smonta una rubinetteria, sono:

  • la pasticca di tenuta dell’aria, la cui anima di teflon, battendo su di un’apertura tronco-conica, a lungo andare si usura,
  • l’alberino che la guida, il quale, se viene continuamente forzato nelle manovre di chiusura ed apertura dell’aria, si deforma,
  • la manopola che, essendo in plastica o in gomma, si spana facilmente.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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