10 BUONI MOTIVI PER UNA “BRUTTA” IMMERSIONE Parte 2

6 Disagi fisici

Se non si è in buone condizioni di salute è meglio evitare di immergersi.

Qualsiasi piccolo disturbo che si avverta già in superficie, in genere sott’acqua è destinato a renderci sgradevole il tempo di immersione.

Avete mai provato ad immergervi con il raffreddore (cosa peraltro decisamente sconsigliata da tutte le didattiche)?

Eppure capita che si sia già programmata con gli amici un’immersione proprio quel sabato in cui vi siete svegliati con il naso un po’ chiuso e un certo mal di testa. Che fare?

Spesso si decide di immergersi comunque e….  ci si ritrova in discesa a far fatica a compensare o a provare dolore in mezzo alla fronte o a sentire di più il freddo e la stanchezza…

Insomma, un’immersione non particolarmente piacevole ed una volta usciti spesso c’è da chiedersi perché mai si sia fatta tutta la fatica che comporta la preparazione per poi non divertirsi più di tanto.

Quando c’è qualcosa che non va o anche solo se si sente poca voglia di andare in acqua è sempre meglio rinunciare con serenità: il nostro fisico in un modo o nell’altro ci sta avvisando che oggi non è la giornata adatta e piuttosto che fare un’immersione poco divertente e magari anche con qualche “problemino” è opportuno rimandare il tutto ad un’occasione migliore.

7 Scarso controllo dell’assetto

Coloro che ancora non sono in grado di padroneggiare tutte le tecniche indispensabili per ottenere un buon controllo dell’assetto e combattono ancora aspre battaglie con il proprio GAV, sono quasi sempre destinati ad una giornata di immersioni poco entusiasmante.

Scendere troppo rapidamente comporta inevitabilmente problemi di compensazione, cercare di mantenere la posizione desiderata con un continuo pinneggiamento rende l’immersione faticosa e sicuramente breve per l’eccessivo consumo d’aria, ritrovarsi ad un tratto in superficie per non aver saputo scaricare il GAV al momento opportuno fa perdere quanto meno il contatto con il gruppo e la parte finale dell’immersione, oltre talvolta a creare un senso di disagio per non aver rispettato le procedure di risalita.

A questo problema ci sono ottimi rimedi: continuare ad immergersi per acquistare una sempre migliore padronanza, ma facendo immersioni mirate allo scopo: non troppo profonde od impegnative e magari modificando la propria pesata (spesso i Kg. di zavorra usati sono veramente eccessivi!) oppure frequentare un apposito corso di controllo dell’assetto che ci aiuterà in poco tempo a migliorare il nostro modo di stare sott’acqua.

8 Stress ed affanno

Una buona immersione è un’immersione senza stress.

I motivi che inducono stress sono molteplici: fisici o psicologici, connessi all’attrezzatura, al compagno di immersione o all’ambiente….

Una buona organizzazione si occupa di prevenire qualsiasi situazione che possa indurre disagi nei subacquei che accompagna ma ovviamente non può prevenire tutte quelle condizioni strettamente legate al singolo subacqueo, il quale deve imparare a riconoscere in se stesso le cause del proprio stress per poterle evitare.

Se questo non avviene, una volta sott’acqua non è poi così improbabile che lo stato di disagio possa indurre la comparsa di affanno, cioè un senso di mancanza d’aria che è in genere conseguente o a stress o a mancanza di allenamento ed affaticamento in immersione.

L’affanno sott’acqua si può controllare sospendendo tutte le attività e concentrandosi su una respirazione ampia e lenta, magari appoggiandosi ad una roccia, alla cima dell’ancora o ad un compagno per meglio recuperare un senso di sicurezza.

Tuttavia anche in questo caso il ricordo dell’immersione sarà condizionato da quella spiacevole sensazione provocata dall’affanno.

9 Condizioni ambientali

Tutti i subacquei sognano di andare sott’acqua con il mare calmo, un sole splendente, scarsa corrente e buona visibilità.

Purtroppo non sempre è possibile avere tutto ciò e ci si deve adeguare alle limitazioni del momento.

Talvolta però le condizioni possono rivelarsi davvero piuttosto proibitive e possono generare uno stato di disagio in chi non è abituato ad affrontare il mare con i suoi inconvenienti.

Un mare troppo mosso può generare difficoltà sia in superficie, durante la vestizione in acqua o nell’attesa degli altri partecipanti, sia poi sott’acqua se è presente una forte risacca.

Quest’ultima normalmente è limitata ai primi metri, ma non è poi così raro riscontrarla anche fino a 20 mt. di profondità.

Il problema sussiste per coloro che soffrono il mal di mare, i cui sintomi iniziano già prima di tuffarsi in acqua, dove in genere ci si sente un po’ meglio, ma se la risacca è di una certa entità il fastidio può perdurare e peggiorare nel corso dell’immersione, soprattutto se una parte del fondale è ricoperta da alghe che, con il loro ondeggiamento, contribuiscono a peggiorare la situazione.

Per ritardare e ridurre i sintomi ci sono varie possibilità: alcuni consigli sono di carattere generale, come evitare un’abbondante colazione al mattino prima dell’immersione, assemblare l’attrezzatura mentre si è ancora in porto, buttarsi in acqua quanto prima, utilizzare farmaci per le naupatie (come il Travelgum, mentre vanno evitati rimedi contenenti la scopolamina in quanto può facilitare l’insorgenza dei sintomi di narcosi d’azoto) o i “polsini” Sea Band che sfruttano un principio dell’agopuntura per prevenire i disturbi…. ma se il mare è veramente molto mosso, forse la cosa migliore è rinunciare all’immersione.

Veramente sgradevole quando si è sott’acqua è poi la mancanza di visibilità e non solo per i meno esperti: a parte la facilità con cui si può perdere il gruppo (e ritrovarsi da soli in tali condizioni non è particolarmente piacevole anche se non è così frequente), il grosso disagio sta nel fatto che è più probabile sentirsi disorientati, oltre all’ovvio problema che, se si vede poco o niente, l’immersione non sarà sicuramente entusiasmante.

Una leggera corrente che ci trasporta lungo le pareti è molto spesso estremamente piacevole, ma una forte corrente come quella che si può incontrare nei mari tropicali necessita di tecniche di entrata e uscita particolari e ben coordinate in modo da non allontanarsi dal gruppo.

Anche sott’acqua può essere più difficoltoso rimanere in contatto con il gruppo e può bastare una certa difficoltà nella compensazione per ritrovarsi da soli.

Nessun problema: si attua una normale risalita e, una volta emersi, si contatta la barca appoggio affinché ci recuperi.

Tuttavia questa situazione potrebbe indurre una sensazione di estremo disagio in persone alle prime armi, quindi prima di tuffarsi in un mare in corrente occorre avere già qualche immersione alle spalle.

10 Immergersi oltre i propri limiti

“Era una delle mie prime immersioni dopo il corso iniziale, non mi hanno neanche chiesto che brevetto avevo e mi hanno portato a 40 mt.: io sono andato in affanno….”

Ci è capitato spesso di ascoltare racconti come questo, per fortuna ultimamente un po’ meno frequentemente rispetto a qualche anno fa.

Se è vero che ognuno di noi tende a sfidare i propri limiti per riuscire a migliorarsi o a fare nuove esperienze, è altrettanto vero che sott’acqua si può osare, ma con una certa cautela e con un progressivo allenamento.

Non ci si può improvvisare esperti quando di esperienza se ne ha ancora ben poca: finché tutto va bene e non subentra qualche inconveniente ci si sente autorizzati a fare quello che ci viene in mente, però…

Il problema sorge nel momento in cui non tutto funziona come si era pensato: un elemento dell’attrezzatura non perfetto, un allenamento non adeguato, la sensibilità alla narcosi d’azoto, il senso di disagio che si trasforma in affanno, poi in panico….

Immergersi è un’attività che deve essere piacevole e gratificante e come tutte le attività necessita di competenza e di abilità perché si possa poi man mano superare i propri limiti e diventare veramente esperti continuando a divertirsi.

Dall’elenco sopra riportato sembrerebbe quasi che sia molto più facile incappare in una “brutta” immersione piuttosto che fare una tranquilla escursione subacquea.

In realtà non è così, in quanto la maggior parte delle persone che ci accompagnano sott’acqua si occupano di prevenire qualsiasi problema e di consigliare i modi migliori per affrontare una determinata immersione; queste stesse persone qualificate ci diranno anche se sia meglio in qualche caso soprassedere e rimandare l’attività ad un momento più propizio o ad un profilo di immersione più idoneo alle nostre attuali esigenze qualora, per la specifica esperienza o per le momentanee condizioni psicofisiche, immergersi potrebbe non rivelarsi una buona idea.

E’ quindi importante chiedere (ed ovviamente poi seguire) i consigli dei più esperti in modo da accumulare un certo numero di immersioni in condizioni magari anche diverse, sotto la supervisione di qualcuno che ci presti l’attenzione necessaria affinché si possano effettuare le immersioni nelle migliori condizioni.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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