Immergersi alle varie profondità – ultima parte

A 40 metri

I 40 metri vengono considerati da sempre il limite massimo di profondità per l’immersione ricreativa.

Fino a pochi anni fa era anche il limite per i corsi di II° livello mentre oggi, se si vuole superare anche la soglia dei 30 metri, viene consigliato di frequentare un ulteriore specifico corso di “immersione profonda”, passando dalla subacquea ricreativa all’immersione tecnica, che rappresenta un modo diverso di affrontare la subacquea e le sue profondità.

Cosa cambia tra i 30 ed i 40 metri?

Innanzitutto la visibilità: la luce fa ancora più fatica a penetrare ed i colori sono del tutto assorbiti, permanendo solo il blu, il marrone, il grigio; in Mediterraneo, inoltre, il freddo sarà d’obbligo se teniamo presente che anche ad agosto nella maggior parte delle zone  a questa profondità la temperatura dell’acqua si aggira sui 17°C, mentre in superficie avevamo incontrato almeno 6-8 gradi in più.

La relativa mancanza di luce e di colori in combinazione con il freddo rendono l’ambiente subacqueo a questa profondità meno confortevole.

A questo si aggiunge il fatto che la narcosi d’azoto, per quanto con sintomi minimi, ormai incomincia a farsi sentire, magari non con l’eclatante presenza di euforia o disorientamento, tuttavia un certo qual rallentamento dei riflessi ed una riduzione della concentrazione sono più o meno comuni a tutti, anche se talvolta davvero poco avvertiti.

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è la densità dell’aria che respiriamo; anche se i moderni erogatori sono ormai tutti bilanciati (cioè danno aria con la stessa facilità anche a profondità elevate e con poca pressione nella bombola), la densità dell’aria respirata a 40 mt.  è tale che si ha un lieve aumento dello sforzo inspiratorio.

In queste condizioni basta una sensazione di disagio od uno sforzo fisico un po’ più accentuato per avvertire un po’ di affanno: provare “mancanza d’aria” mentre si è coscienti di essere così distanti dalla superficie può trasformarsi in una sensazione alquanto sgradevole che ci farà quanto meno desiderare di riportarci in breve a minori profondità, se non addirittura scatenare un vero e proprio “attacco di panico”.

Inoltre, il nostro consumo d’aria sarà decisamente aumentato (5 volte rispetto alla superficie) come conseguenza della pressione a cui ci troviamo; anche con una respirazione tranquilla, la durata della bombola sarà dunque alquanto breve, e basterà un lieve affanno per determinare una rapida diminuzione dell’aria a nostra disposizione.

Se quando ci immergiamo entro i 30 mt. non è poi così facile andare fuori curva, in questo caso invece la possibilità di dover compiere vere e proprie tappe di decompressione prima di riemergere diventa decisamente più frequente.

Basti pensare al fatto che a 39 mt. il tempo di non decompressione si aggira sui 9 minuti (da5 a13, aseconda del tipo di tabella o di computer utilizzato) incluso il tempo di discesa; è facile intuire come, a meno di non fare un’immersione decisamente breve, con una puntatina a quella profondità ed una risalita lenta ma costante fino a bassissime profondità, negli altri casi sia piuttosto probabile ritrovarsi fuori curva.

Risalendo, infatti, i computer ci permetteranno di rimanere ancora qualche tempo a livelli inferiori senza andare fuori curva, ma se si permane ad una quota tra i 20 ed i30 metri non passerà molto che sul display comparirà la necessità di fare una tappa a 3 mt.

A volte questo dato scompare risalendo intorno ai 12 mt.; tuttavia, essendo comunque andati ai limiti, anche se il computer non richiede una precisa tappa è opportuno, per maggior sicurezza, effettuare una sosta ugualmente.

Oltre ad un buon assetto per rimanere entro il tetto delle tappe di decompressione sarà indispensabile avere dei consumi dell’aria non eccessivi in modo da averne a sufficienza per tutto il tempo necessario ad una corretta decompressione.

Per tutti questi motivi appare quindi logico che per andare man mano più in profondità mantenendo invariato il livello di sicurezza è doveroso possedere una certa preparazione tecnica ed una manifesta confidenza con l’ambiente subacqueo, requisiti che si acquisiscono solamente con la pratica.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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