Immergersi alle varie profondità parte 4

Tra i 18 ed i 30 metri

Attualmente un’immersione si definisce profonda già quando vengono superati i 18 metri.

Anche se è vero che passare da18 a20 metrila differenza non è poi molta, incomincia invece ad essere significativo arrivare fino ai 30 metri, limite che viene raccomandato come massimo durante i corsi di secondo livello.

In alcuni Paesi come Maldive e Mar Rosso, addirittura ne viene vietato per legge il superamento nel corso di qualsiasi immersione a carattere ricreativo.

E’ vero che sott’acqua non troveremo nessun vigile pronto ad affibbiarci una multa nel caso non ci si attenga alle vigenti disposizioni, tuttavia è altrettanto vero che queste deliberazioni sono atte a salvaguardare la sicurezza di tutti e che in caso di un malaugurato incidente la copertura assicurativa talvolta può venire meno (un ciclo di trattamento in camera iperbarica può arrivare a costare diverse migliaia di euro).

In effetti, a 30 metrisi è sicuramente maggiormente esposti ad alcuni possibili rischi.

Innanzitutto l’ambiente stesso subirà delle modifiche: l’acqua è più scura in quanto la luce arriva in profondità più difficilmente ed alcuni colori vengono assorbiti; se ci si immerge in Mediterraneo, inoltre, bisognerà tener conto del cambiamento termico conseguente al termoclino (nei mari tropicali, invece, la temperatura può rimanere calda quasi come nei primi metri): il freddo è un gran nemico dei sub non solo in quanto rende decisamente meno piacevole di per sé l’immersione, ma  perché determina anche un rallentamento dei riflessi ed un maggior accumulo di azoto nell’organismo.

Essere immersi in un ambiente piuttosto oscuro e spesso anche freddo può essere alquanto disagevole e creare stress nel subacqueo, soprattutto se poco esperto e non abituato a queste condizioni.

E’ verso i 30 mt. che i soggetti maggiormente predisposti possono iniziare ad avvertire i primi sintomi della narcosi d’azoto, soprattutto se si sono assunti dei farmaci, se si è particolarmente stanchi dopo una nottata passata con gli amici o se si è un po’ abbondato in libagioni la sera precedente.

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Normalmente i sintomi non sono particolarmente intensi, si limitano ad un certo rallentamento dei riflessi, a una tendenza alla distrazione o a dimenticare i dati appena controllati sugli strumenti (se poi si prova freddo, le due cause si sommano e ci si può ritrovare davvero un po’ svagati), oppure semplicemente a provare non tanto un senso di euforia come riportano i sacri testi, quanto piuttosto un senso di disagio e di inquietudine diffusi che ci fa solo desiderare di risalire a profondità minori, dove il tutto scompare come per incanto.

Anche il rischio di mdd è un po’ maggiore, anche se ancora decisamente contenuto; non bisogna dimenticare, infatti, che se si utilizzano le tabelle o comunque se si effettuano immersioni quadre (con tutto il tempo dell’immersione trascorso alla massima profondità raggiunta) non sarà poi così difficile andare oltre i limiti della curva di sicurezza.

Questo vorrà dire dover necessariamente sostare almeno alla tappa dei 3 metri per tempi più o meno lunghi a seconda di quanto si è “sforato”, con alcune considerazioni di cui dovremo per forza tener conto:

– Necessità di avere e mantenere un ottimo assetto: se nella sosta di sicurezza possiamo permetterci di rimanere tra i 3 ed i 6 metri senza incorrere in alcun problema, quando si deve effettuare una decompressione la profondità delle tappe va strettamente rispettata, altrimenti i calcoli che derivano dalle tabelle e dai computer potrebbero non essere attendibili e non consentire nessun margine di sicurezza.

– Necessità di avere bassi consumi d’aria: mentre a bassa profondità generalmente la scorta

 

d’aria è più che sufficiente per tutta la durata della nostra immersione, quando si va in profondità il nostro consumo aumenta in proporzione diretta alle atmosfere a cui ci troviamo. Dobbiamo quindi valutare attentamente il nostro consumo d’aria per poterci permettere di fare l’immersione programmata, di avere abbastanza scorta per la sicura sosta di sicurezza ma anche per un’eventuale tappa di decompressione nel caso dovessimo inavvertitamente “uscire dalla curva”.

– Ottimo controllo della velocità di risalita: se in pochi metri ci si può permettere una pallonata, pur cercando con tutti i mezzi di evitarla, certo non lo possiamo fare da 30 metri in quanto, in questo caso, la risalita troppo veloce con mancata sosta ai 5 metrio addirittura con omessa tappa di decompressione potrebbe realmente comportare un’elevata formazione di bolle di azoto nell’organismo tale da rendere il rischio di comparsa di sintomi di mdd un po’ più elevato.

Anche il tempo necessario per la risalita aumenta in modo significativo non solo perché per raggiungere la superficie ad una velocità congrua dovremo impiegare almeno 2 minuti e ½, ma, avendo raggiunto profondità intorno ai 30 metriper le regole generali della subacquea saranno fortemente consigliati i 3 minuti alla sosta di sicurezza, quindi per riemergere con un buon margine di precauzione saranno necessari almeno 5 minuti.

Questi sono alcuni dei motivi più eclatanti per cui, se si vuole superare il limite dei 18 mt. ed immergersi dove l’acqua è più blu, è caldamente consigliato seguire un secondo corso durante il quale verranno ripresi alcuni importanti concetti teorici e soprattutto che ci permetterà di fare un po’ più di pratica sotto la guida di un attento istruttore.

Vero è che, oltre ai corsi, anche l’esperienza conta molto, anzi, moltissimo.

Chi, ancora brevettato come primo livello non ha già sperimentato l’ebbrezza di una maggior profondità?

Quando ci si appoggia ad un diving per effettuare le immersioni e si dichiara correttamente la propria giusta inesperienza da principiante, spesso accade che dopo le prime immersioni, se si dimostra di possedere un buon autocontrollo, una discreta padronanza dell’assetto ed una manifesta dimestichezza con l’ambiente acquatico e con l’attrezzatura, spesso si viene invitati ad effettuare immersioni man mano un po’ più impegnative, sotto la supervisione diretta di una guida o di un istruttore.

Fare molte immersioni “sotto stretta sorveglianza”, garantirà comunque una buona sicurezza e permetterà di migliorare il proprio modo di andare sott’acqua.

Ben diverso invece, può essere quel caso in cui un neo-brevettato venga incluso in un ampio gruppo di più o meno esperti e lasciato a badare a sé stesso con la mera (e talvolta piuttosto trascurabile) vicinanza di un compagno, magari già troppo intento ad occuparsi di sé o dell’ambiente che lo circonda.

In questi casi basta veramente poco perché una normale giornata di immersione si trasformi in una giornata di stress ed un’attività atta a rilassarsi e divertirsi si trasformi in un momento di disagio o di imbarazzo.

Unire un buon numero di immersioni all’aver frequentato un secondo corso di immersione permetterà di affrontare il mare con maggior tranquillità e di conseguenza maggior divertimento.

Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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