Il Controllo dell’Assetto (Parte III)

L’Uso del GAV
Il GAV è lo strumento che, abbinato al sistema di zavorra, ci consente di mantenere l’assetto neutro sott’acqua.
Per un controllo ottimale è molto importante che sia della taglia giusta, perché se troppo largo non solo risulterà di impaccio, ma permetterà alla bombola di spostarsi continuamente non permettendo di ottenere il giusto equilibrio.
Le prime volte che lo si usa, ci si trova immancabilmente a litigare con il continuo “gonfia-sgonfia” per tutta la durata dell’immersione, poiché non è facile trovare subito la giusta manualità per l’immissione di aria al suo interno; in realtà, con un po’ di pratica, questo elemento dell’attrezzatura si rivela ben presto veramente di una comodità notevole tanto da diventare praticamente indispensabile, e non solo per motivi di sicurezza!

Quando ci si trova nei primi metri di profondità non dovrebbe essere necessario immettere aria nel GAV; se ciò accade, significa che siamo troppo pesati, oppure che ancora non siamo abituati al controllo dell’assetto con un altro strumento fondamentale: i nostri polmoni.
Tuttavia, man mano che si scende, dovremo gonfiare un po’ il GAV, a piccoli colpi, per equilibrare la pressione dell’acqua sopra di noi; visto che in acqua, a causa della sua elevata densità, le reazioni sono ritardate, per ottenere un giusto equilibrio bisognerà imparare ad anticipare le nostre mosse, soprattutto per quanto concerne lo sgonfiarlo prima ancora di intraprendere la risalita, onde evitare che il cambio di quota (e quindi di pressione) determini un eccessivo incremento del volume dell’aria in esso ancora contenuta e di conseguenza una nostra troppo rapida ascesa.

E’ proprio questa fase dell’immersione il momento più delicato ed in cui si commettono gli errori più classici: non scaricare l’aria in tempo utile o non assumere la posizione eretta tenendo il corrugato del GAV rivolto verso l’alto (altrimenti la fuoriuscita dell’aria non può avvenire, se non in quei modelli in cui lo scarico funziona in qualsiasi posizione).
Un altro errore comune è quello di basarsi sull’impiego del GAV per ottenere fini variazioni dell’assetto invece di utilizzare, com’è giusto che sia, le modificazioni del volume di aria presente nei nostri polmoni.
Seppure le variazioni di quota secondarie alla respirazione risultano più ingenti nei primi metri di profondità (basta infatti un’inspirazione profonda appena iniziata la discesa o alla sosta di sicurezza per farci involontariamente riemergere), anche più in profondità, una volta raggiunto l’assetto neutro, basterà inspirare od espirare un po’ più a fondo per veder variare la nostra quota senza dover necessariamente ricorrere all’uso del GAV.

Oltre alla respirazione, anche i piccoli spostamenti direzionali della testa, che funge da timone, e delle pinne ci permetteranno di andare nella direzione voluta senza usare il GAV.
Il GAV, quindi, deve essere utilizzato con parsimonia, non tanto per risparmiare aria (la quantità che vi si immette nel corso di un’immersione infatti è davvero trascurabile ai fini del consumo) quanto perché ad ogni variazione di quota l’eccessiva quantità di aria in esso presente modificherebbe il suo volume a seconda dell’incremento o decremento pressorio, tanto da rendere difficilmente controllabile il nostro assetto.
Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

, , , , , , , , ,

No comments yet.

Lascia un commento


*