I primi passi della subacquea: SBAGLIANDO SI IMPARA… ultima parte

Il consumo d’aria

ManuTutti i fattori citati (pesata, uso del GAV, idrodinamicità) incidono notevolmente sul consumo d’aria individuale: forse non tutti sanno che, ad esempio, anche solo il fatto di muovere le articolazioni (ed in particolare le ginocchia nelle sgambettate a bicicletta) induce uno stimolo nervoso autonomo che aumenta il ritmo respiratorio, e quindi il consumo.

Spesso ci si stupisce come sia diversa la quantità d’aria rimasta nella bombola di un neofita rispetto ad un subacqueo già più esperto al termine dell’immersione.

A parte le normali considerazioni di carattere individuale come sesso, corporatura, sensibilità al freddo, che comunque incidono sul consumo personale, i fattori che possono invece essere modificati in modo da riuscire a sfruttare meglio l’aria che ci portiamo in immersione sono proprio strettamente connessi al modo in cui stiamo e ci muoviamo sott’acqua.

Un altro elemento che incide notevolmente sul consumo è poi lo stress.

Sebbene talvolta anche inconscio, è normale che un certo disagio accompagni le nostre prime immersioni: l’ambiente acquatico in cui ci si ritrova, per quanto affascinante e gradevole, è comunque riconosciuto dalla nostra mente come nuovo e diverso, per cui ci si attiva automaticamente in uno stato di vigilanza (reazione giusta e fisiologica) in modo da poter meglio affrontare la situazione.

Non bisogna aver fretta, poiché solo dopo aver acquisito una certa esperienza e familiarità con questo nuovo mondo ci si troverà ad aver ridotto automaticamente e senza alcuno sforzo il proprio consumo in immersione.

Acqua nella maschera

mask 2Uno degli esercizi più temuto, odiato e rifiutato di tutta la gamma degli skill iniziali è sicuramente quello di togliere, riposizionare e svuotare la maschera sott’acqua.

Anche se per ottenere il primo brevetto è ovviamente necessario essere riusciti a farlo anche più di una volta correttamente, spesso però questo non significa averne preso la necessaria confidenza.

Così, molto più frequentemente di quanto si sia disposti ad ammettere, capita che chi ha avuto qualche difficoltà iniziale nell’imparare questa abilità si rifiuti poi di far ulteriore pratica dopo aver finito il corso e quindi continui a temere l’eventualità di un possibile allagamento della maschera in immersione.

Sebbene possa risultare non molto piacevole rimanere sott’acqua con gli occhi aperti senza protezione (il contatto con l’acqua salata ed ancor più quello con il cloro della piscina non è molto gradevole), è doveroso fare un piccolo sforzo e costringersi a provare e riprovare finché non si acquisisca un certo grado di confidenza ed automatismo: è impensabile che qualcuno non sia in grado di svuotare la maschera magari a 20 metri o più di profondità andando incontro a difficoltà o panico per una evenienza così banale dell’attività subacquea.

Forza, dunque, ed ogni tanto… via la maschera!

Un errore alquanto frequente è quello di togliere la maschera dal viso appena emersi, anche in presenza di onde, ed ancor peggio poi è il vizio di posizionarla sulla fronte anziché al collo.

Così facendo non solo si espone il volto (e quindi occhi e naso) agli spruzzi, quanto si corre il rischio che la maschera si sfili e cada verso il fondo.

Se ci si accorge immediatamente di averla persa in genere non è molto difficile recuperarla, profondità e visibilità permettendo, ma se passa qualche minuto prima di rendersene conto, le probabilità di recupero saranno più scarse.

Il controllo degli strumenti

images (6)Non molto frequentemente, soprattutto se il corso è stato seguito con la dovuta attenzione, può capitare che, nell’emozione delle prime esperienze di immersione, distratti dal fascino dei fondali e cullati nella sicurezza offerta dalla presenza di subacquei più esperti, non si tengano appropriatamente sotto controllo manometro e profondimetro.

Se il profondimetro è quello strumento che si è più portati a guardare, se non altro per la curiosità di vedere il proprio nuovo record di profondità, esso tuttavia viene poco utilizzato per imparare a controllare il proprio assetto, cosa in cui invece si rivela essere un punto di riferimento insostituibile.

Il manometro, sempre attentamente controllato prima di immergersi, non è invece altrettanto tenuto in considerazione una volta in acqua, forse anche a causa del fatto che, troppo presi dalle bellezze del mondo sommerso, le prime volte non ci si rende ben conto del trascorrere del tempo.

Il sistema di coppia

Sempre per gli stessi motivi poi, si è portati a condurre l’immersione dedicando tutta la propria attenzione all’ambiente, fermandosi a sbirciare in ogni anfratto, senza tener adeguatamente conto dell’importanza che assume il rispetto del sistema di coppia non soltanto per quanto concerne la sicurezza (propria e del compagno), ma anche per quel che riguarda il piacere di dividere con altri le proprie scoperte, oltre al fatto che ovviamente quattro occhi vedono meglio di due e che pertanto in coppia è spesso più facile riuscire a scorgere anche qualche abitante perfettamente mimetizzato.

Se è vero che questi sono gli errori in cui più frequentemente incorrono i subacquei alla prime armi, errori di per sé comprensibilissimi e non molto gravi se in acqua vi sono persone esperte in grado di consigliarci e di aiutarci a superare le eventuali difficoltà, è pur vero che subacquei provetti lo si diventa solo praticando con passione e continuità questa attività.

Per accorciare un po’ i tempi basta poi mettere in pratica i consigli ed i trucchi imparati sul campo o letti sulle riviste del settore e frequentare corsi avanzati o di specialità tenuti da istruttori pazienti e preparati.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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