I Barotraumi e La Discesa Parte II

Come funziona il nostro orecchio

Senza dilungarci in particolareggiate descrizioni anatomiche, ricordiamo semplicemente che l’orecchio umano è composto da tre sezioni e ciascuna parte ha una sua ben specifica funzione:

  • l’orecchio esterno, rappresentato dal padiglione auricolare e dal primo tratto del condotto uditivo, cattura le onde sonore dall’aria e le convoglia attraverso il canale auricolare fino al timpano;
  • l’orecchio medio è formato dal timpano e da una catena di tre ossicini (detti staffa, incudine e martello) ed è in collegamento, tramitela Tubadi Eustachio, con la gola; qui le onde sonore, facendo vibrare la membrana timpanica, mettono in movimento i tre ossicini i quali amplificano e trasmettono la vibrazione;
  • l’orecchio interno, infine, è costituito dalla finestra ovale, dal sistema vestibolare, dalla finestra rotonda e dal sistema cocleare, il tutto riempito da un liquido detto perilinfa; nell’orecchio interno le vibrazioni sonore vengono trasmesse al sistema cocleare sotto forma di onde di pressione, dove particolari recettori nervosi le trasformano in impulsi e li inviano al cervello che li decodifica permettendoci di sentire.

La finestra rotonda agisce sul sistema cocleare come un compensatore di pressione flettendosi verso l’interno quando la finestra ovale si piega verso l’esterno spinta dalla perilinfa, che essendo un liquido è incomprimibile, e viceversa.

Senza questa reazione di compensazione le vibrazioni sonore non potrebbero essere trasmesse al sistema cocleare sotto forma di onde di pressione e noi non potremmo quindi udire.

Il sistema vestibolare non contribuisce alla funzione dell’udito ma presiede all’equilibrio ed al senso di posizione nello spazio; anch’esso è connesso alle finestre tramite il liquido perilinfatico e per questa ragione le reazioni dell’orecchio ai cambiamenti di pressione non influenzano solo il nostro udito, ma anche il nostro senso dell’equilibrio.

La reazione dell’orecchio alle variazioni di pressione normalmente può riguardare solo l’orecchio medio, pieno d’aria, in quanto quello esterno è direttamente a contatto con l’ambiente circostante e quello interno è completamente riempito di liquido incomprimibile.

Il tipo di barotrauma più frequente, riscontrabile in circa il dieci per cento dei sub, è quello che interessa l’orecchio medio.

Tutto ciò può essere evitato mediante la compensazione, cioè tramite quelle manovre (Valsalva, Marcante-Odaglia, deglutizione, sbadiglio, movimenti mandibolari e via dicendo) in grado di aprire l’ostio nasofaringeo delle Tube di Eustachio, permettendo il passaggio di aria a pressione ambiente dalla gola all’orecchio medio e consentendo così il riequilibrio pressorio.

Le tube, così chiamate dal suo scopritore, l’italiano Bartolomeo Eustachi (1524-1574), sono due canalicoli (uno per ciascun orecchio) di tessuto soffice e flessibile che tendono ad aprirsi quando la pressione nell’orecchio medio è più alta di quella presente nella cavità nasofaringea e che tendono a chiudersi quando avviene il contrario.

Come risultato, il flusso pressorio è passivo, cioè avviene in automatico dall’orecchio alla faringe durante la risalita, ecco perché non dobbiamo in alcun modo preoccuparci di compensare quando risaliamo, ed invece attivo durante la discesa.

La compensazione va eseguita subito all’inizio della discesa, quando lo squilibrio pressorio non è ancora instaurato, anche perché è bene ricordare che l’apertura faringea della Tuba di Eustachio tende a collassarsi man mano che si scende a causa dell’aumento della pressione nella gola.

Pertanto se si comincia a compensare quando si è già sommersi da un paio di metri d’acqua, in alcuni soggetti può anche verificarsi una notevole difficoltà ad eseguire la manovra e ad appena dieci metri di profondità è praticamente impossibile aprire le tube volontariamente se lo squilibrio pressorio non è stato gradatamente compensato in precedenza.

Spesso, quindi, la fatica a compensare non è imputabile a raffreddore o a malformazioni della tuba quanto a manovra tardiva o a discese troppo rapide dovute, ad esempio, ad eccessiva zavorra.

Un iniziale squilibrio pressorio provocherà dapprima fastidio e dolore ma, se esso diventa eccessivo, potrà portare a varie conseguenze: dalla semplice infiammazione con edema ed arrossamento della membrana timpanica all’emorragia nella mucosa dell’orecchio medio, fino alla conseguenza più grave: la rottura del timpano.

Un barotrauma all’orecchio medio potrà manifestarsi, oltre che con dolore, con vertigini, riduzione dell’udito, tinniti (fischi, e ronzii all’orecchio) o fuoriuscita di liquidi e sangue dall’orecchio.

Anche forzare eccessivamente una manovra di compensazione può condurre a problemi più o meno gravi (barotrauma dell’orecchio interno): la differenza pressoria già presente tra orecchio medio ed interno, infatti, aumenterà ulteriormente, potendo provocare, in ultima analisi, la rottura della finestra rotonda, con conseguente fuoriuscita del liquido presente nell’orecchio interno e disfunzioni a carico sia del sistema uditivo che dell’equilibrio.

Meno frequenti sono invece i barotraumi all’orecchio esterno; essi sono dovuti essenzialmente alla presenza di un “tappo” di cerume o ad un cappuccio troppo stretto, che possono creare uno spazio d’aria difficile da compensare, pertanto è sempre buona norma, prima dell’immersione, fare entrare un po’ d’acqua nel cappuccio per evitare questo problema.

Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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