FACCENDE DI CUORE… (prima parte)

Cuore e subacquea

In realtà, la subacquea ricreativa è uno sport abbastanza rilassante che induce uno stress cardiaco relativamente basso, soprattutto quando questa attività viene svolta in condizioni ottimali, tenendo conto cioè dei fattori meteorologici e delle condizioni del mare, dei limiti psico-fisici dei subacquei in immersione, della temperatura dell’acqua e dell’equipaggiamento a nostra disposizione.

In alcune condizioni, però, anche l’andare sott’acqua può diventare stressante: dover affrontare una corrente o una lunga nuotata in superficie senza il dovuto allenamento, non indossare una muta idonea che ci protegga efficacemente dalle dispersioni di calore in acque fredde, eccedere i propri limiti e ritrovarsi poi in una spiacevole situazione di stress mentale e magari anche fisico, sono tutte situazioni in cui si sottopone il proprio cuore ad un sovraccarico di lavoro.

Gli effetti che l’aumentata pressione ambientale ha di per sé sul sistema cardiovascolare sono, in condizioni normali, di poco conto ma, in aggiunta ad un eccessivo esercizio muscolare, al freddo ed allo stress emotivo può anch’essa concorrere a determinare un lavoro aggiuntivo per il cuore.

I principali effetti dell’immersione sul sistema cardiaco, come del resto avviene per tutti gli sport, sono, infatti, massimamente imputabili alla semplice attività fisica; quando la muscolatura è sottoposta ad un incremento dello sforzo essa richiede, come diretta conseguenza, un aumentato apporto di ossigeno tramite il flusso sanguigno per poter sostenere il dispendio di energia e realizzare il lavoro richiesto.

Il cuore e la circolazione rispondono immediatamente a queste richieste, determinando dei cambiamenti a livello del flusso circolatorio locale che di riflesso provocano un aumento della portata cardiaca (la quantità di sangue che viene spinta dal cuore nei vasi), della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, proprio per soddisfare le esigenze della muscolatura in attività.

Tuttavia anche uno stimolo stressante quale l’ansia, situazione ben nota a molti subacquei alle prime armi, provoca effetti in qualche modo simili, come l’aumento dei battiti e della pressione, oltre a determinare fisiologicamente il rilascio di particolari sostanze, le catecolamine, che inducono un’ulteriore stimolazione del cuore e del circolo.

Non è poi da sottovalutare un altro fattore in grado di influire su questo apparato: il freddo.

Il semplice contatto dell’acqua sul volto, tanto più se è fredda, è di per sé significativo in quanto induce per riflesso una bradicardia (riduzione dei battiti cardiaci al minuto) dell’ordine del 10-30%; al contrario, l’effetto del freddo esercitato su tutta la superficie corporea determina vasocostrizione, tachicardia, aumento della pressione arteriosa e della portata cardiaca.

Se questi sono i fattori che più evidentemente assumono importanza quando si parla di immersione ed attività cardiaca, ci sono alcuni elementi specifici, propriamente connessi con il fatto di trovarsi in ambiente iperbarico che possono, sia pur in minimo grado, influenzare il sistema cardiovascolare e sommarsi, come effetti, ai precedenti:

  • respirare aria ad elevata densità fa aumentare la pressione cardiaca (afterload);
  • un’alta concentrazione di ossigeno (iperossia) determina una riduzione della frequenza cardiaca;
  • l’aumento della pressione idrostatica può influenzare l’eccitabilità e la velocità di conduzione cardiaca;
  • il trovarsi immersi in acqua fino al collo è di per sé sufficiente a produrre un aumentato reflusso di sangue al cuore (preload).

In condizioni normali il cuore riesce senza nessun problema a far fronte a tutte le modificazioni indotte dall’immersione, anche nel momento in cui si sovrappongano stress, freddo o fatica, in quanto possiede delle riserve funzionali che ci permettono di sopperire ai bisogni.

Tuttavia se il cuore non è in perfette condizioni l’aggiunta di uno o più di questi elementi può evidenziare la sua incapacità a far fronte alle richieste.

L’incremento dell’attività cardiaca prevede, come avviene in tutti i muscoli, un aumentato bisogno di ossigeno da parte del miocardio; esso vi giunge tramite il flusso sanguigno attraverso le arterie del cuore (coronarie), ma in presenza di un significativo restringimento di queste arterie il sangue che vi giunge non è sufficiente alle richieste ed in tal caso compare quanto meno una sintomatologia dolorosa locale.

Lo spasmo delle coronarie che può verificarsi in seguito a stress o a freddo può complicare ulteriormente la situazione.

Questo può essere uno dei meccanismi che, in alcuni casi, ha determinato l’insorgenza di incidenti subacquei.

Per questo è importante che chi va sott’acqua si sottoponga periodicamente a dei controlli, soprattutto se nella sua storia personale sono presenti fattori di rischio quali età (sopra i 40 anni), fumo, alti livelli di colesterolo, pressione alta, familiarità per malattie cardiache.

In questi casi è necessario non solo effettuare un elettrocardiogramma a riposo, ma anche e soprattutto sotto sforzo in quanto questo test, utilizzato per la diagnosi di malattie alle coronarie, valuta anche la riserva cardiovascolare, cioè la capacità che ha il cuore di far fronte a richieste maggiori in condizioni di sforzo improvviso.

Lo stress fisico che viene imposto da questo test è capace di stimare la funzionalità cardiaca durante l’immersione ed è in grado di valutare l’idoneità fisica a questa attività.

Nel caso vi siano dei problemi cardiaci già esistenti, sono necessarie indagini più approfondite per poter decidere se la persona può affrontare lo stress dell’immersione o se invece sia più opportuno sospendere e rinunciare a questo sport.

Vi sono tuttavia due condizioni che non sono determinanti per lo svolgimento dell’attività subacquea ricreativa e che oltretutto sono molto diffuse tra la popolazione in generale: il prolasso della mitrale e la pervietà del foramen ovale (PFO), tanto diffuse che probabilmente vi sono decine e decine di subacquei portatori di una di queste “alterazioni” che si immergono regolarmente in tutto il mondo senza manifestare alcun problema.

Proprio a causa della loro alta percentuale di incidenza, vediamo di cosa si tratta e dei possibili rischi che potrebbero comportare durante lo svolgimento dell’attività subacquea…

Continua in Faccende di cuore seconda parte…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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