Cause di annegamento: l’ipotermia
Un fattore che può incidere nelle cause di annegamento è l’ipotermia, cioè una riduzione della temperatura corporea che sopraggiunge allorché ci si trovi in acqua per qualche tempo senza un’adeguata protezione. L’ipotermia, di per sé, è raramente causa di morte per le persone immerse in acqua, tuttavia essa è in grado di ridurre progressivamente le capacità psicofisiche e numerosi esempi ne confermano l’importanza, come nel caso dell’affondamento del Titanic o, più recentemente, del Laconia, durante il quale in meno di tre ore (immersi in acqua a 16° C.) morirono 113 persone su 200 passeggeri per la combinazione di ipotermia ed annegamento.
Altre volte, viceversa, l’ipotermia ha protetto la vittima di annegamento dall’ipossia, riducendo la temperatura corporea e quindi il fabbisogno di ossigeno, permettendo il totale recupero di individui che erano rimasti sommersi in acque particolarmente fredde anche per un’ora.
Altre cause
Molti casi di annegamento, poi, sono susseguenti ad incidenti occorsi alle imbarcazioni e non infrequenti sono quelli derivanti dall’imperizia od incoscienza dei conducenti che si lanciano ad elevata velocità con i loro mezzi in prossimità della costa, incuranti degli eventuali bagnanti che nuotano in superficie, come peraltro ci ha tristemente ricordato la cronaca dei mesi estivi degli anni scorsi.
L’annegamento può anche essere secondario ad un evento traumatico occorso durante la pratica di attività acquatiche quali sci nautico, surf, vela (trauma cranico da boma) o semplicemente a seguito di tuffi eseguiti in luoghi non idonei per la presenza di scogli o bassi fondali. Le fratture in zona cervicale o i traumi cranici possono quindi essere spesso la causa di perdita di conoscenza e l’annegamento non ne è che la logica conseguenza.
L’abuso di alcool poi, così come accade per gli incidenti automobilistici, può essere un importante fattore coinvolto nella causa di annegamento nella popolazione adulta, tant’è che molteplici studi condotti in diversi Paesi (Stati Uniti, Nuova Zelanda, Africa, Australia) ne hanno confermato la notevole responsabilità.
L’annegamento nella pratica delle attività subacquee in apnea
Nonostante l’annegamento rappresenti una rilevante causa di mortalità tra i bagnanti, esso è tuttavia un’evenienza abbastanza rara in chi pratica l’attività subacquea, con l’esclusione dell’apnea profonda.
Sebbene non vi siano tuttora precise statistiche, è alquanto evidente che l’iperventilazione forzata effettuata prima di immergersi in apnea è strettamente associata alla comparsa di sincope, con improvvisa perdita di conoscenza durante la risalita e conseguente annegamento.
Tra i fattori che non devono essere sottovalutati quando si pratica questo sport sono gli eventuali errori di valutazione dell’ambiente in cui ci si immerge, per la presenza di forti correnti o mare molto mosso, l’inveterata abitudine tutt’oggi molto seguita di andare a pescare da soli, o la sottovalutazione di condizioni fisiche non perfette.
Nelle immersioni con ARA
Se si attuano le procedure di sicurezza l’annegamento è una fatalità estremamente rara, ma in caso contrario può essere la conseguenza di una somma di errori, come il mancato controllo della riserva d’aria associato all’allontanamento dal compagno di immersione (eventi decisamente prevedibili ed evitabili) oppure l’addentrarsi in una grotta senza l’attrezzatura necessaria e l’accompagnamento di esperti del luogo.
Le stesse problematiche potrebbero presentarsi all’interno dei relitti, luoghi altrettanto insidiosi quando poco conosciuti.
Continua…
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