ACQUA IN BOCCA!!! Prevenzione e Primo Soccorso

La prevenzione

caraibiIn realtà basterebbero pochi accorgimenti, il rispetto della legislazione vigente ed un po’ di buonsenso per prevenire molte gravi tragedie. L’incidente inaspettato può anche accadere, ma è da incoscienti favorirne la comparsa.

Cerchiamo di evitare la balneazione e ancor più l’immersione in apnea o con le bombole se non si è in buone condizioni psicofisiche, se si sono assunti alcool o droghe o se le condizioni del mare non sembrano idonee (presenza di forti correnti, marosi o possibilità di repentine variazioni meteorologiche).

sist. coppiaRegola basilare è sicuramente quella di non allontanarsi dalla riva né praticare sport subacquei (ma anche di superficie) da soli: la presenza di un’altra persona  (sistema di coppia) potrà spesso essere di fondamentale importanza in numerose evenienze e trasformare un possibile grave incidente in un’avventura solo un po’ spiacevole.

Io stesso da ragazzo (verso i primi anni ’70, quando ancora andavo a pesca in apnea) ho avuto una sincope nella fase di risalita, ma la presenza in superficie del mio compagno di pesca, con il quale alternavamo le discese, ha impedito il disastro e adesso sono ancora qui ad ammorbarvi con le mie chiacchiere.

Per coloro che amano navigare con il proprio mezzo, ricordiamo che le imbarcazioni, per legge, non devono utilizzare il motore in prossimità della riva se non entro appositi corridoi predisposti e devono comunque procedere sempre a velocità minima quando vicini alla costa; inoltre devono mantenersi ad una distanza di almeno 50 mt. dagli appositi palloni segnasub (obbligatori sia per chi pratica l’apnea che l’immersione con le bombole) e dalle barche che segnalano la presenza in acqua di subacquei tramite le idonee bandierine rosse con barra diagonale bianca, o bianche e azzurre quando ci si trovi in acque interne.

pallone segnasubMolto spesso sulle spiagge e nelle piscine è obbligatoria la presenza di un assistente alla balneazione, tuttavia questi dovrebbe essere messo in grado dalle strutture competenti non solo di intervenire rapidamente in caso di necessità, ma anche di poter accedere al più presto ad un servizio medico di emergenza idoneo per gli ulteriori presidi terapeutici onde evitare ritardi a volte fatali.

Purtroppo un supervisore non sempre è presente, pertanto, oltre a prestare attenzione onde evitare di incorrere in qualche problema, potrebbe risultare utile essere in grado di riconoscere ed affrontare le possibili emergenze, frequentando ad esempio uno degli appositi corsi di salvamento che tutte le principali agenzie didattiche attualmente hanno in programma.

Un’ottima preparazione teorico pratica atta ad affrontare problematiche di questo (ma non solo di questo) genere, viene acquisita partecipando al corso Medic First Aid (della durata complessiva di ca. 8 ore) che può essere frequentato da subacquei e non e successivamente, per i subacquei con brevetto di livello superiore al primo, dal corso Rescue Diver, nel quale si impara ad affrontare in maniera specifica proprio le emergenze subacquee.

I Corsi di Pronto Soccorso

Il Basic Life Support (sostegno di base alle funzioni vitali) noto anche con l’acronimo BLS, è una tecnica di primo soccorso che può, in alcune circostanze, essere determinante per salvare la vita di un infortunato e comprende le procedure per la Rianimazione Cardio-Polmonare.

Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere ossigenati il cervello e il muscolo cardiaco insufflando artificialmente aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sul torace, un minimo di circolazione sanguigna.

Il rischio principale collegato alla mancanza di soccorso nei casi di annegamento è infatti il danno ipossico cerebrale.

L’ossigeno è presente nell’aria-ambiente in percentuali medie del 21%, mentre quello presente nell’aria espirata dai polmoni è circa del 16%, quindi l’intervento con la respirazione artificiale semplice (con la bocca) risulta meno efficace della respirazione artificiale evoluta (pallone Ambu). Altrettanto importante è la tempestività dell’intervento.

La procedura di RCP descritta in seguito si basa sulle linee guide dell’European Resuscitation Council, è programmata per essere eseguita da chiunque e non richiede capacità mediche né l’utilizzo di particolari attrezzature.

IRCVa detto peraltro che le linee guida dell’ERC cambiano e si aggiornano col tempo: le ultime sono quelle del 2010, che apportano non poche modifiche alle precedenti (ricerca del punto di compressione, entità dell’insufflazione, ecc.), quindi per essere sempre sicuri di poter intervenire efficacemente bisogna mantenersi costantemente aggiornati.

Rianimazione cardio-polmonare

La procedura della rianimazione cardio-polmonare, da effettuarsi su un paziente adagiato contro una superficie rigida (una superficie morbida o cedevole rende completamente inutili le compressioni) consiste attualmente (2013) in queste fasi:

1 Massaggio cardiaco

  • Il soccorritore si inginocchia a fianco del torace, con la sua gamba all’altezza della spalla dell’infortunato.
  • Rimuovere, aprendo o tagliando se necessario, gli abiti dell’infortunato. La manovra richiede il contatto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani.
  • Massaggio-CardiacoCollocare le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all’altra, al centro del petto. Per evitare di rompere le costole, solo il palmo delle mani dovrebbe toccare il torace. Più in particolare, il punto di contatto dovrebbe essere l’eminenza palmare, ovvero la parte più inferiore e vicina al polso del palmo, che si presenta più dura e posta in asse con l’arto. Per facilitare questo contatto può essere utile intrecciare le dita e sollevarle leggermente.
  • Spostare il proprio peso in avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le spalle non sono direttamente sopra le mani.
  • Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, il soccorritore si muove su e giù con determinazione facendo perno sul bacino. Per essere efficace, la pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4–5 cm per ciascuna compressione. È fondamentale, per la riuscita dell’operazione, che il soccorritore rilasci completamente il petto dopo ogni compressione, evitando che il palmo delle mani si stacchi dal torace causando un dannoso effetto di rimbalzo.
  • Il ritmo di compressione corretto deve essere di almeno 100 compressioni al minuto ma non superiore a 120 compressioni al minuto, ovvero 3 ogni 2 secondi.

2 Respirazione bocca a bocca

  • Dopo ogni 30 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale. La testa viene ruotata all’indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre estende la mandibola con l’altra per mantenere la bocca aperta. Dimenticando di chiudere il naso l’operazione risulterà completamente inefficace. È fondamentale che durante le insufflazioni il capo dell’infortunato rimanga iper-esteso, giacché una scorretta posizione delle vie aeree espone la vittima al rischio che entri aria nello stomaco, provocando così facilmente rigurgito. Quest’ultimo è provocato anche dalla potenza con cui si soffia: se si soffia rcptroppo forte si manda aria nello stomaco. La respirazione bocca a bocca comporta l’insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell’infortunato, con l’ausilio di una mascherina o di un boccaglio. In caso di mancanza, può essere impiegato un fazzoletto di cotone per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca della vittima. Le nuove linee guida del 2010 mettono in guardia il soccorritore dai rischi dell’iperventilazione: aumento eccessivo della pressione intratoracica, rischio di insufflazione di aria nello stomaco, eccessivo ritorno venoso al cuore; per questa ragione le insufflazioni non devono essere eccessivamente energiche, ma emettere una quantità d’aria non superiore a 500–600 cm³ (mezzo litro, in un tempo non superiore al secondo). In ultimo va ricordato che l’aria inspirata dal soccorritore prima di insufflare deve essere il più possibile “pura”, e cioè contenere la più alta percentuale possibile di ossigeno: per questo tra un’insufflazione e l’altra il soccorritore dovrà alzare la testa per inspirare a una distanza sufficiente perché non inspiri l’aria emessa dalla vittima, che presenta una densità di ossigeno minore.
  • Ripete il ciclo di 30 compressioni e 2 insufflazioni per un totale di 5 volte controllando alla fine di ciascun ciclo se esistono segni di ripresa, ripetendo la procedura senza mai fermarsi, tranne che per esaurimento fisico o per l’arrivo dei soccorsi.

Il soccorritore smetterà il massaggio cardiaco se il soggetto riprende le funzioni vitali.

Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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