Le Immersioni in Corrente (Prima parte)

COME UN FIUME IN PIENA…

 “Nell’Oceano c’è un fiume. Le siccità più forti non lo impoveriscono, i più grandi diluvi non lo fanno straripare. I suoi argini e il fondo sono di acqua fredda, mentre la sua corrente è di acqua calda. La sua sorgente è il Golfo del Messico e la sua foce è nell’Oceano Artico. E’ la Corrente del Golfo: non esiste al mondo nessun altro corso d’acqua così imponente.”.

Questa citazione, tratta da “The Physical Geography of the Sea” di Maury del 1855, si riferisce alla corrente superficiale più conosciuta e più studiata.

La Corrente del Golfo è però solo una parte di quell’enorme, lento e continuo movimento che interessa le acque di tutti gli oceani ed i mari del Mondo.

I venti generano correnti superficiali, Luna e Sole provocano le maree e quindi gli spostamenti di enormi masse d’acqua; la differenza di temperatura e di densità delle acque danno poi origine a circolazioni e correnti profonde.

Le onde, infine, trasportano l’energia loro impressa dalle tempeste fino a coste lontane e danno origine a correnti litoranee che scorrono parallelamente alla costa.

Anche se la nostra conoscenza di quei processi che causano e perpetuano il moto delle correnti ha ormai raggiunto buoni livelli, essa è tuttavia ancora ben lungi da essere completa, soprattutto considerando il fatto che, spesso, intervengono numerose altre variabili e che, non certo da ultimo, la specifica configurazione di ciascun bacino crea inoltre un ulteriore elemento di complicazione.

A causa di tutti questi fattori le correnti, pur se ormai in parte note, restano però uno degli elementi più imprevedibili in grado di influenzare l’attività subacquea.

Esse, se da un lato possono rendere l’immersione molto divertente, permettendo al sub di ammirare paesaggi sommersi trasportato senza sforzo dalla corrente stessa, in alcuni casi e per i meno esperti, possono tramutarsi in un non trascurabile fattore di stress.

Quando non ben organizzata e condotta, infatti, l’immersione in corrente può rivelarsi una delle attività più faticose nella subacquea e non del tutto scevra da rischi.

Sia in Mediterraneo che nei mari tropicali (per non parlare poi dei corsi d’acqua dolce), la Corrente marina può dunque essere nostra compagna di immersione, purché adeguatamente affrontata.

Generalmente in presenza di corrente si mettono in atto due diverse metodologie di immersione:

  1.  Con barca ferma e ancorata
  2.  Con barca che segue il percorso dei subacquei.

1 TECNICHE DI IMMERSIONE IN CORRENTE: CON BARCA ANCORATA

Questa tecnica è la più utilizzata in Italia, molto probabilmente perché nelle nostre zone di immersione le correnti non raggiungono quasi mai la forza di quelle tropicali, essendo il Mediterraneo un bacino più piccolo e chiuso rispetto agli oceani.

Per verificare la presenza e la direzione della corrente in questi casi basterà osservare la posizione del natante rispetto all’ancoraggio, ma meglio ancora sarebbe calare in acqua un piccolo scandaglio e controllare se esso va giù a picco o subisce deviazioni, poiché la posizione della barca potrebbe essere influenzata dal vento mentre magari in profondità la corrente potrebbe anche fluire in direzione diversa.

In caso di presenza di corrente, l’entrata in acqua dei subacquei (passo da gigante o capovolta se si sta utilizzando un gommone) deve avvenire con l’attrezzatura completa già indossata e dopo aver già effettuato il check pre-immersione; in alternativa, la vestizione in acqua può essere effettuata solo dopo aver avuto l’accortezza di assicurare il gruppo ARA con cima e moschettone al natante e di sganciarsi solo a vestizione completata. Nell’attesa degli altri sub è necessario aggrapparsi ad una cima (quella dell’ancora o, meglio ancora, ad un’altra filata da poppa e collegata con un sistema di galleggiamento), in modo da non disperdere il gruppo, per poi raggiungere il punto più adatto ed intraprendere tutti insieme la discesa.

Spesso la corrente incontrata è solo superficiale e dopo alcuni metri si riduce notevolmente, soprattutto se si ha l’accortezza di condurre l’immersione in una zona più ridossata. Quando questo non può avvenire, l’immersione deve essere iniziata contro corrente, quando si è ancora “freschi” e con tutta l’aria a disposizione, in modo che sarà poi la corrente stessa a facilitare il rientro alla barca al termine dell’escursione.

Mantenersi vicino al fondale è in questi casi particolarmente consigliato per due motivi: il primo è che comunque in vicinanza del fondo la corrente in genere è meno intensa, in quanto a tratti ostacolata dalla configurazione morfologica del fondo stesso; inoltre, si avrà la possibilità di ancorarsi a rocce quando ci si vuole fermare o di utilizzare le stesse per aiutarsi a procedere anche con le braccia, rendendo meno faticoso il pinneggiamento ed evitando così crampi da sforzo. In questi casi però è necessario stare bene attenti a non danneggiare, con i propri movimenti, la flora e la fauna sottomarina.

Se si ritiene che la corrente sia eccessiva per l’abilità e l’esperienza dei subacquei del gruppo, è bene o restare nelle immediate vicinanze del mezzo di appoggio, o decidere un cambiamento di programma e variare il luogo di immersione.

Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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