TECNICHE DI IMMERSIONE IN CORRENTE: CON BARCA IN MOVIMENTO
La “drift dive” è la vera immersione in corrente, dove cioè i subacquei si lasciano trasportare dal “fiume d’acqua” mentre la barca li segue dall’alto, osservando il movimento delle bolle in superficie.
Questa tecnica di immersione è molto frequente nei mari tropicali.
Nell’Indo-Pacifico, in Mar Rosso, ai Caraibi è praticamente la modalità più classica con cui si eseguono la maggior parte delle escursioni subacquee.
Evidentemente, coloro che presentano difficoltà nella compensazione potranno avere il problema di non riuscire a raggiungere i compagni; pertanto questo genere di immersioni è da evitare quando si teme di incorrere in tali problematiche (un raffreddore non ancora del tutto passato, una lentezza fisiologica nella compensazione).
Durante l’immersione esporre tutta la superficie corporea alla corrente equivarrà ad aumentare la velocità, mentre la classica posizione idrodinamica permetterà un’andatura meno rapida; talvolta potrà inoltre essere opportuno ripararsi in anfratti o dietro a scogli e coralli per rallentare e poter così osservare più attentamente qualche particolare.
In caso di correnti molto forti, per evitare di disperdersi converrà fare una “catena umana” tenendosi per mano, in modo da poter effettuare insieme anche la risalita, dando così alla barca appoggio la possibilità di recuperare tutti i subacquei insieme ed in breve tempo.
Al momento di iniziare la risalita, un oggetto molto utile può essere il pedagno, per segnalare all’equipaggio della barca diving la nostra posizione precisa e l’intenzione di riemergere; a questo segnale convenuto, dovrebbe venir calato il trapezio, altro strumento molto comodo per effettuare la sosta di sicurezza o eventualmente la tappa di deco senza tema di disperdersi o di variare la quota. Indubbiamente, questi due attrezzi aumentano la sicurezza nelle immersioni in corrente; purtroppo a nostro avviso il trapezio è poco utilizzato tant’è che, in effetti, abbiamo avuto modo di impiegarlo solo alle Maldive.
Anche il rientro in barca deve seguire delle regole abbastanza precise: molto spesso, infatti, il mezzo nautico, mantenendo l’elica spenta per evitare danni ai sub, può essere man mano spinto dal vento o dalla corrente verso reefs affioranti con il rischio di collisione, pertanto la risalita deve essere velocizzata il più possibile.
I subacquei, una volta riemersi, dovrebbero nuotare verso la barca lontano dal reef fino a raggiungere un galleggiante filato da poppa, da dove poi ad uno ad uno risalire la scaletta di bordo.
Se il Capitano ritiene pericoloso per l’imbarcazione la posizione in cui si trova, può decidere di allontanarsi, o trainando i subacquei al suo seguito (aggrappati alla cima con il galleggiante) o recuperandoli in un secondo momento, magari quando essi si siano un po’ allontanati dalla zona di pericolo.
In caso di separazione dal gruppo, vale la regola di sempre: cercarsi per un minuto sott’acqua e quindi risalire se non ci si è ricongiunti; in superficie, gonfiare il GAV, evitare di affaticarsi nuotando disperatamente verso la barca appoggio, ma semplicemente attendere con pazienza il nostro recupero.
Continua…
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