Immergersi Nei Meandri Sommersi ( seconda parte)

L’ambiente Della Grotta

Il mondo della grotta è caratterizzato da tre fattori peculiari che lo distinguono nettamente rispetto all’ambiente che normalmente siamo abituati a trovare in acque libere: il primo si avverte immediatamente: la mancanza, talvolta assolutamente totale, di luce; un secondo parametro è determinato dal ricircolo di acqua che, essendo alquanto ridotto, permette alle particelle di sedimento presenti nell’acqua di adagiarsi ed accumularsi

lentamente sul fondo, tanto da formare spessi strati di finissima melma che poi basterà un assetto appena appena un po’ scarso o una piccola disattenzione per provocare con una pinnata una tale nuvola di sospensione in gradodi annullare totalmente la già scarsa visibilità; un terzo fattore che manifesta un comportamento suo proprio è la temperatura, che va conformandosi a quella delle zone limitrofe più lentamente rispetto a quanto accade in ambienti aperti, a causa anch’esso dello scarso ricambio delle acque.  La situazione che viene così a crearsi esercita ovviamente una grossa influenza sull’habitat sommerso.

All’imboccatura delle grotte marine, dove ancora giunge un po’ di luce ambiente, le gorgonie lasciano rapidamente il posto ad alghe brune ed alle immancabili macchie di colore rosso scarlatto o giallo intenso delle spugne che amano questo ambiente protetto. Ad esse si mischiano il giallo e l’arancione delle colonie di Parazoanthus e di Astroides, minuscoli celenterati molto simili a piccole margherite; non mancano poi le Sabelle, anellidi parenti degli Spirografi e, anche nelle zone un po’ più buie, i Cerianthus, con la loro corolla di tentacoli colorati che sporge da un tubo ben fisso al substrato. Man mano che si procede verso le zone meno illuminate troveremo invece altri tipi di alghe (le verdi e quindi le rosse), mentre le spugne perderanno via via la tipica colorazione intensa per diventare più pallide e biancastre.

Nelle grotte non infrequente è l’osservazione dell’ambito corallo rosso (Corallium rubrum), anche se molto più spesso si tratta in realtà di falso corallo (Myriozoum truncatum), dall’aspetto analogo al precedente, ma solo nel suo ambiente naturale: fuori dall’acqua, infatti, esso perde rapidamente il suo colore e si sgretola con estrema facilità essendo costituito da una fragile guaina calcificata. In questo scenario buio, ma al contempo estremamente colorato, ci si può imbattere facilmente nei piccoli e fantasiosi nudibranchi, in molluschi e stelle marine, mentre lungo le pareti si aggirano diverse specie di crostacei, dai buffi Dromia vulgaris o granchi facchino (perché trasportano sempre una piccola spugna sul carapace nel tentativo, peraltro riuscitissimo, di mimetizzarsi) ai minuscoli gamberetti dal colore rosato, ma anche in astici e aragoste, nascosti tra gli anfratti o in magnose (Scyllarides latus), che prediligono invece mimetizzarsi sulla volta, sfuggendo ad un occhio distratto. Tra i pesci, il rappresentante più comune è il rosso Apogon imberbis (re di triglie) dai caratteristici grandi occhi, ma sicuramente più ambiti sono gli incontri con la maestosa cernia, il sinuoso grongo, la scura murena.

L’Attrezzatura Indispensabile

Intrigante, affascinante, ma anche insidiosa… come ci si immerge dunque correttamente in una grotta? Dobbiamo innanzitutto distinguere due tipi di immersione: in caverna ed in grotta propriamente detta.

L’immersione in caverna, alla portata di tutti i subacquei tranquilli e con un po’ di esperienza, è condotta entro la zona luminosa della grotta, cioè quella parte da cui la luce naturale che illumina l’entrata sia sempre visibile. In questo caso è necessario fare attenzione solo ad alcuni semplici accorgimenti: sia il passaggio di ingresso che la caverna devono essere abbastanza ampi da potervi entrare (e poi uscire) comodamente, senza alcun rischio di rimanervi intrappolati. Gli oggetti, come è noto, sott’acqua appaiono più grandi del 25-30% rispetto alla loro dimensione reale e con essi anche le imboccature delle grotte e dei relitti, pertanto prima di addentrarvisi bisogna assicurarsi che la vista non tragga in inganno! Il controllo dell’assetto deve comunque essere ottimo, sia per evitare di sollevare particelle dal fondo che rimangono poi in sospensione come una fitta nebbia riducendo visibilità ed orientamento, sia per non incorrere nel rischio di sbattere la testa o la rubinetteria sulla volta.

Un minimo di attrezzatura supplementare oltre a quella standard si rende comunque necessaria: una torcia principale ed una secondaria di scorta per ciascun subacqueo, una luce stroboscopica da posizionare all’ingresso della grotta (attenzione ad affrancarla bene), in modo da rendere l’uscita ben identificabile, un mulinello subacqueo con una cima per il “filo di Arianna”, anche se non bisogna mai allontanarsi dall’uscita per non perdere di vista la luce che vi penetra, ed un coltello ben affilato da poter utilizzare in caso di aggrovigliamento.

Il filo di Arianna va agganciato saldamente all’ingresso della grotta e srotolato man mano che si procede verso l’interno; la cima ci permetterà, seguendola a ritroso, di ritrovare comodamente l’imbocco in caso di disorientamento a causa di troppa sospensione. Il suo utilizzo appare semplice solo a parole in quanto il filo, quasi come animato da vita propria, ha la tendenza e la capacità di incastrarsi ed aggrovigliarsi nei posti più impensati rendendo talvolta alquanto lento e laborioso il proseguire (il compito di occuparsi del filo deve essere assunto necessariamente dalla persona più esperta del gruppo e da colui che meglio conosce l’ambiente in cui ci si immerge). Talvolta può capitare che qualcuno vi resti impigliato: in questi casi però, mantenendo la calma, tenendo sotto controllo l’assetto e facendosi aiutare dal compagno ci si libererà facilmente; in ultima analisi, l’uso del coltello dissiperà immediatamente ogni complicazione. Un altro problema di cui bisogna tener conto è la possibilità che la cima si sganci dal suo “ancoraggio” iniziale o che si spezzi nel corso del tragitto: agganciarla in più punti consecutivi lungo il percorso può essere un rimedio efficace, anche se comporta perdita di tempo, come pure è utile avere comunque preso dei riferimenti direzionali con la bussola, da utilizzare in caso di disorientamento.

Nelle caverne già esplorate e più frequentate non è rara la presenza di cime di riferimento (a volte anche con cartelli indicatori o frecce direzionali) adeguatamente pre-posizionate lungo il percorso da seguire mentre si procede nell’immersione. Quando ci si immerge in caverna, il controllo della scorta d’aria e della profondità va effettuato più frequentemente che in altre occasioni, in quanto l’ambiente può falsare la nostra impressione del tempo che scorre e del livello raggiunto; il ritorno dovrà essere effettuato con un’abbondante quantità d’aria, sempre più che sufficiente per affrontare un qualsiasi piccolo imprevisto. Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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