Immergersi Nei Meandri Sommersi

In tutte le immersioni in grotta uno dei principali fattori che permettono di effettuare una buona escursione è senz’altro un corretto atteggiamento mentale. Indubbiamente, però, non è certo questa l’unica difficoltà che si può incontrare in un ambiente così diverso e particolare, tant’è che quelle effettuate in grotta sono sicuramente da annoverare tra le immersioni tecnicamente più insidiose.

Malgrado ciò, e forse un po’ anche per questo, l’immersione in grotta ha senza alcun dubbio un suo fascino indiscutibile ed unico nel suo genere, sia che si effettui in acqua dolce che in mare.

Le grotte costituiscono, infatti, ambienti alquanto peculiari ed offrono habitat biologici e geologici a sé stanti, in grado di risvegliare l’interesse anche dei subacquei più esigenti; a tutto questo inoltre va aggiunta l’emozione di introdursi in stretti passaggi per poi sbucare magari sotto un’ampia volta costellata di stalattiti e stalagmiti, o di scorgere dal buio più assoluto il tenue chiarore di raggi di luce che filtrano da fessure comunicanti con l’esterno, o di riemergere in uno specchio d’acqua interno per godersi la sua trasparenza cristallina ed il silenzio interrotto da saltuari sgocciolii.

Piena di emozioni, dunque, ma anche (purtroppo) di pericoli; sicuramente non sarà sufficiente l’aver letto queste poche righe per improvvisarsi novelli speleosub ed avventurarsi senza l’accompagnamento di un esperto e profondo conoscitore del luogo in tortuosi cunicoli subacquei.

Tuttavia l’immersione in grotta, se ben organizzata e condotta in cavità abbastanza ampie e conosciute, può essere veramente una divertente novità, purché si stia ben attenti al proprio assetto ed alla propria tranquillità.

Senza dover andare troppo lontano, come nei cenotes dello Yucatan o nei Blue Hole delle Bahamas, tanto per citarne alcuni tra i più conosciuti e frequentati, anche il Mediterraneo, oltre a numerose località dell’entroterra, ci offre la possibilità di fantastiche escursioni in questi ambienti così diversi da quelli delle acque libere: Palinuro, Ustica, l’Argentarola, lo scoglio del corallo, la grotta dello smeraldo sono solo alcune delle località diventate giustamente famose tra i subacquei anche (ma non solo) per le caverne e le grotte che si aprono numerose sui loro promontori e nelle loro pareti permettendo ai subacquei più curiosi ed esperti l’esplorazione di passaggi, grandi atri, lunghi corridoi ed ampie volte spesso così simili all’interno di una cattedrale.

Grotte Primarie E Secondarie

Per definizione, una grotta è una cavità che si apre nella roccia insinuandosi in essa più o meno profondamente, con uno sviluppo verticale od orizzontale; a seconda poi della propria origine, le grotte si suddividono in primarie e secondarie.

Infatti, se una cavità si forma in contemporanea alla genesi delle rocce in cui si addentra, viene definita primaria; un esempio sono le grotte formatesi in rocce di origine vulcanica, nelle quali il rapido raffreddamento della porzione superficiale della colata lavica fa sì che essa si solidifichi, permettendo però che la parte sottostante, ancora liquida e libera di scorrere, lasci dietro di sé lunghi e tortuosi tunnel. Queste cavità possono spesso assumere forme simili a profonde spaccature, circondate da rocce resistenti e dure che poco si prestano all’erosione, come quelle che si rinvengono ad Ustica.

Le grotte secondarie vengono così definite in quanto sono dovute all’azione di agenti

erosivi (come il moto ondoso o il flusso di acque sotterranee) che modificano la configurazione di rocce pre-esistenti, calcaree o arenacee, che sono più aggredibili.

Il fattore iniziale, determinante per il processo di erosione, è la presenza di acque ricche di anidride carbonica, lievemente acidule, in grado di disgregare, nel corso del tempo, le rocce calcaree, proprio grazie alla solubilità di quest’ultime quando sottoposte ad ambiente acido.

Questo processo inizialmente non avviene sott’acqua ma in ambiente aereo; successivamente, poi, le grotte possono essere lentamente sommerse dal graduale aumento del livello del mare e quindi l’attività erosiva può ora essere accentuata dalla presenza di organismi, come alcune alghe o spugne, che indeboliscono ulteriormente la roccia e la rendono più aggredibile dal moto ondoso oltre che dalle escursioni di marea.

Le grotte carsiche, proprio grazie a questo loro meccanismo di formazione, sono in genere quelle che presentano le caratteristiche e le conformazioni più interessanti, in quanto spesso sono molto ampie, ricche di incrostazioni e possono svilupparsi anche per chilometri. Cavità carsiche sono ad esempio quelle che si trovano a Palinuro, Capo Caccia, l’Argentarola, formatesi in tempi primordiali in superficie e poi lentamente sommerse dalle acque.

Le grotte possono configurarsi in varie strutture: le più accessibili da esplorare sono quelle “a cupola d’aria”, cioè non completamente invase dall’acqua, mentre decisamente più insidiosi sono i “camini” (o cunicoli) e le “uscite secondarie”.

Questi sono veri e propri tunnel che si sviluppano lungo una direttiva, verticale od orizzontale, che possono (ma non sempre) terminare in strette aperture secondarie, il cui raggiungimento può risultare molto rischioso, in quanto non è difficile ritrovarsi intrappolati senza neanche accorgersene.

Sempre di origine calcarea sono anche alcuni sifoni d’acqua dolce, come quello che si trova alla sorgente del “Gorgazzo” e che si sviluppa a profondità davvero notevoli, tant’è che a 40 mt. di profondità è posizionato un cartello di divieto di accesso per cercare di scoraggiare i subacquei ad avventurarsi oltre, andando incontro al rischio di narcosi d’azoto, con perdita della cognizione del tempo, esaurimento della scorta d’aria o intrappolamento in camini laterali (http://users.libero.it/expo.pn/gorg.htm.)

Continua…

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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