Il Controllo dell’Assetto (Parte I)

Non é infrequente immergersi in acque poco limpide, piene di particelle in sospensione che rendono davvero scarsa la visibilità, riducendo il piacere di immergersi e la nostra capacità di orientamento. Questo inconveniente, purtroppo, non é in alcun modo correggibile.
Molto spesso, invece, succede di immergersi in acque limpide, infangate da subacquei “torbidi”.
Ciò é sempre causa di malumori ed irritazioni in quanto questo é un fattore che può essere facilmente evitato con un po’ di pratica e di attenzione.

I subacquei “torbidi” sono facilmente riconoscibili già dalla superficie per l’enorme quantità di pesi indossati, per il GAV eccessivamente gonfio e per il continuo pinneggiare.
Sott’acqua, poi, sono inconfondibili, dato l’alone di sospensione che li circonda e soprattutto dalla scia che lasciano dietro di sé impedendo la visuale a chiunque li segua.

Mantenere un buon assetto in acqua é una delle abilità più importanti della subacquea odierna, e questo non tanto per evitare di essere definiti subacquei torbidi, ma soprattutto per scongiurare il rischio di danneggiare inavvertitamente ed irreparabilmente i fondali e la vita acquatica o di ferirsi strisciando su un corallo o poggiando le mani sulle spine di un riccio o gli aculei di un pesce scorpione.
L’avere un assetto neutro in ogni fase dell’immersione, inoltre, significa sicuramente fare minor fatica, ridurre il consumo d’aria, evitare sbalzi di quota che potrebbero influire sull’assorbimento ed il rilascio d’azoto, oltre ad avere la non trascurabile soddisfazione di andare o di restare ovunque si voglia ad osservare la vita marina, a fotografarla, o semplicemente a godersi l’impagabile sensazione di sentirsi senza peso e di eseguire spostamenti con la minima attività muscolare.

Indubbiamente il controllo dell’assetto è una delle abilità più difficili da conseguire ed il suo ottenimento dipende essenzialmente dalla costante pratica dell’attività subacquea, ma alcune cognizioni teoriche, qualche piccolo trucco e soprattutto la volontà di migliorarsi possono agevolare il suo più rapido apprendimento.
I fattori in grado di influenzare il nostro assetto sott’acqua sono molteplici: la struttura corporea, l’attrezzatura indossata, le tecniche di respirazione, la profondità, la tipologia delle acque in cui ci si immerge e, non ultimo, l’assenza di stress in immersione.

Il primo passo: la corretta pesata
Fondamentalmente la difficoltà ad ottenere un buon assetto ha alla base proprio un’eccessiva quantità di zavorra indossata e la sua scorretta distribuzione attorno al corpo.
Quando si inizia l’attività subacquea, generalmente 1 Kg. di zavorra in più non solo é concesso, ma si rende praticamente indispensabile sia per facilitare la discesa che il mantenimento della posizione sul fondo a bassa profondità, allo scopo di compensare la scarsa pressione che si riscontra a questa quota e la comune caratteristica dei neofiti di trattenere troppa aria nei polmoni.
La stessa accortezza si può utilizzare quando si riprende ad immergersi dopo un lungo periodo di inattività, con scarso allenamento e con tutta l’attrezzatura ancora perfettamente asciutta che tende a farci assumere un assetto un po’ più positivo.

Ma, salvo questi casi particolari, è bene tener presente che non è con più pesi che bisogna scendere, bensì sgonfiando completamente il GAV ed espirando tutta l’aria contenuta nei polmoni: la riduzione del volume polmonare così ottenuta ci permetterà di iniziare lentamente la discesa, mentre la presenza di ulteriore acqua sopra di noi, e quindi di maggior pressione, ci faciliterà man mano il suo proseguimento.
L’aggiunta di ulteriore zavorra (spesso è sufficiente ½ kg.) va effettuata solo qualora, al termine dell’immersione, con la bombola ormai quasi vuota e quindi più positiva, si abbiano effettive difficoltà a mantenere la quota per la sosta di sicurezza anche con il GAV completamente sgonfio.
…continua

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...
No comments yet.

Lascia un commento


*