REPETITA IUVANT? (Parte III)

IMMERSIONI MULTIPLE PER PIÙ’ GIORNI CONSECUTIVI

Con l’aumento della popolarità di mete subacquee molto accattivanti ed ancor più con lo sviluppo di crociere appositamente studiate per soddisfare i sogni dei subacquei più esigenti, che promettono “immersioni illimitate” si è fatto strada un nuovo interrogativo: è sicuro effettuare immersioni multiple per più giorni consecutivi?

Purtroppo, dato che il quesito si è posto in tempi alquanto recenti, ancor poco si può affermare senza tema di smentite circa questo problema, poiché sono ancora scarsi i dati di studi scientifici appositamente condotti per dare una risposta a cosa accada fisiologicamente ad un subacqueo esposto a queste condizioni; ma anche su questo ben presto si potrà essere più precisi, in quanto attualmente sono in corso diversi lavori ben articolati inerenti questo nuovo aspetto della medicina subacquea.

Il problema, però, è alquanto controverso, poiché vi sono diverse teorie che si fondano su ipotesi non ancora completamente ed efficacemente dimostrate.

Sebbene da più parti si siano raccolte prove di un possibile “adattamento alle immersioni”, cioè di una progressiva maggior resistenza fisica alla comparsa di bolle sintomatiche dopo una settimana di immersioni giornaliere, dati peraltro confermati proprio dall’enorme mole di subacquei che partecipano a questo tipo di vacanze, d’altro canto teorie completamente opposte sembrerebbero indicare il contrario.

Una certa quantità di bolle, sia pur piccole e quindi asintomatiche, si formano sempre, anche nel corso di normalissime immersioni condotte in curva.

La presenza di queste “silent bubbles” a livello dei capillari di un tessuto potrebbe ostacolare la desaturazione, cioè rallentare l’eliminazione dell’azoto presente nel tessuto in questione; inoltre, la permanenza di una “fase gassosa” può far sì che l’azoto che vi giunga in tempi successivi (II immersione) avrà la possibilità di essere più facilmente captato e più lentamente eliminato.

L’assorbimento ed rilascio di azoto da parte di quel tessuto durante un’immersione ripetitiva non potrà più, quindi, essere sovrapponibile a quello che si era verificato nella I° immersione, come invece viene ipotizzato da qualsiasi tabella o computer.

In pratica, pur non essendoci attualmente dati certi che confermino o smentiscano queste diverse ipotesi, per rimanere nell’ambito di una più concreta sicurezza, attualmente quasi tutti gli “addetti ai lavori”, sia studiosi che istruttori, consigliano e si attengono ad una regola molto semplice: dopo un periodo di una settimana di immersioni, è preferibile astenersi dall’effettuarne per una giornata, in modo da dare tempo all’organismo di eliminare quanto più completamente l’eventuale azoto residuo rimasto ancora intrappolato nei tessuti.

Nel frattempo, a noi non resta che attendere la pubblicazione di nuovi dati, nuove teorie e nuovi sviluppi di questa ancor giovane ed affascinante branca della medicina e dello sport.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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