Immergersi Nei Meandri Sommersi (Ultima parte)

Tecniche d’Immersione

Come abbiamo già accennato, la condizione psicologica è fondamentale nell’immersione in caverna; stare tranquilli, fermarsi e respirare regolarmente in caso si avverta un inizio di stress o di disorientamento permetterà di pensare con più cognizione al da farsi ed agire correttamente di conseguenza: una sia pur minima sensazione di disagio sarà già un buon motivo per riprendere la strada verso l’uscita.

Come comunicare, poi, con il compagno al buio? Data la scarsa visibilità, i segnali saranno quelli normalmente utilizzati nelle immersioni notturne: un cerchio di luce eseguito con la torcia indica “OK”, muovere la torcia su e giù lentamente è un richiamo di attenzione, velocemente significa richiesta di assistenza o pericolo; con un po’ di fantasia, ci si potrà poi accordare su altri tipi di segnali. In alternativa, si può illuminare la mano che esegue un segnale standard; in caverna, comunque, il segno di risalita (cioè il pollice in alto) indica non tanto il livello di quota, quanto l’uscita.

L’Immersione in Grotta

Ben più impegnativa risulta invece l’immersione in grotta propriamente detta, cioè quella che viene condotta oltre la zona luminosa di una cavità, quando il punto di entrata o la luce da esso proveniente non sono più visibili. In questi casi, il rischio di disorientamento è sicuramente più elevato, come pure quello di provare una più o meno intensa sensazione di angoscia data dalla consapevolezza di trovarsi sommersi in un luogo chiuso e assolutamente buio.

Anche l’attrezzatura da portare con sé diventa più complessa: in genere è consigliabile

utilizzare due bombole con due attacchi separati, sui quali montare due “octopus” completi ed indipendenti, in modo da poter isolare un erogatore in caso di malfunzionamento o perdite d’aria e di utilizzare l’altro potendo contare comunque su di una scorta d’aria sufficiente a riguadagnare l’uscita sia per sé che per il compagno. La torcia di riserva dovrà garantire un’autonomia ed una luminosità adeguate al tipo di immersione che si intende effettuare; anche la scelta delle pinne può diventare importante ed in questi casi spesso è meglio utilizzarne un paio molto corto così come pure dovrà essere corto lo snorkel (in grotta talvolta è meglio addirittura non indossare questo altrimenti indispensabile componente dell’attrezzatura, ma tenerlo nella tasca del GAV) per evitare che possa urtare o impigliarsi sotto la volta. Il filo d’Arianna andrà poi sicuramente agganciato e fissato ogni pochi metri con la stessa attenzione che pone uno scalatore per la sua corda, in modo che qualsiasi imprevisto possa occorrere alla cima, questo non pregiudichi in alcun modo il ritrovamento del percorso di ritorno.

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I due pericoli maggiori, infatti, mentre si esegue un’immersione in grotta, sono quelli di non riuscire a rinvenire la via dell’uscita per il numero e la tortuosità dei camini secondari e di terminare l’aria, oppure di addentrarsi in cunicoli troppo stretti e ritrovarvisi incastrati.

Immersioni di questo genere vanno quindi effettuate solo in piccolissimi gruppi, max 4 subacquei, con l’accompagnamento di una guida autorizzata, ben equipaggiata e che conosca la zona meglio delle sue tasche: è bene sempre ricordare che l’improvvisazione in questi casi può risultare molto pericolosa, pertanto se nel corso di un’immersione ci si imbatte in una grotta non bisogna mai farsi tentare dall’affrontarla subito; in questi casi si può rilevare attentamente la sua ubicazione ed eventualmente ritornarvi meglio equipaggiati e magari anche più informati circa le sue caratteristiche. Nel caso poi di immersioni in grotte a cupola d’aria (cioè in quelle non completamente sommerse dall’acqua), si rende necessaria una precauzione: è più prudente mantenere l’erogatore in bocca e continuare a respirare l’aria della bombola anche sotto la volta, a meno che la guida non ci indichi diversamente, in quanto sono noti casi in cui l’aria contenuta nella grotta è satura di gas nocivi, come l’anidride carbonica, la cui respirazione conduce ad una forma di avvelenamento che può determinare lo svenimento del subacqueo.

Molto più accessibili sono invece i cosiddetti “passanti”, cioè non grotte vere e proprie, ma solo una sorta di breve galleria che permette il passaggio da una zona all’altra della parete o della cigliata. Se di adeguate dimensioni, tali cioè da permettere il comodo passaggio del subacqueo con tutta la sua attrezzatura, possono offrire anch’essi ambienti non meno suggestivi e gradevoli soggetti per gli appassionati di fotosub: percorsi un po’ più articolati con volte spesso molto vive e colorate, come la “grotta del corallo” all’Argentario, sono sempre molto apprezzati anche dai subacquei più esigenti in quanto permettono di spezzare la routine di una comune immersione.

About Sergio Discepolo

Giornalista pubblicista, Underwater photographer, filmaker, freelance. Un passato (lontano) da Marketing Manager nel settore farmaceutico, poi una vita dedicata al mare o, meglio, il mare che mi ha fatto vivere la vita...

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3 Responses to Immergersi Nei Meandri Sommersi (Ultima parte)

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